Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  ottobre 25 Domenica calendario

Non c’è giustizia nel paradosso di Liverpool

Immaginiamo che stanotte, violando il coprifuoco imposto per ridurre il contagio, un abitante di Milano circoli oltre la mezzanotte senza adeguata giustificazione. E che da un terrazzo, al suo passaggio, qualcuno lanci un pesante corpo contundente, provocandogli gravi lesioni gravi. Il feritore è da considerarsi responsabile per il danno causato oppure non è imputabile perché il danneggiato, semplicemente, non avrebbe dovuto essere lì? L’irregolarità della posizione dell’uno annulla la colpa dell’altro? Nessuna sanzione da un lato, danno e beffa dall’altro? Può apparire un dilemma iperbolico, ma qualcosa di simile è accaduto su un campo di calcio e da allora tormenta non solo tifosi ed esperti di sport, ma anche giuristi e filosofi. E disegna una parabola ben nota alla storia dell’umanità: l’incertezza del diritto, come il sonno della ragione, genera mostri in forma di belluini provvedimenti.
Replay. Sabato 17 ottobre si gioca l’atteso derby tra Liverpool ed Everton. Il centrale dei Reds, il portentoso Virgil Van Dijk, si spinge in profondità sugli sviluppi di un calcio d’angolo. Pickford, il portiere avversario, gli esce direttamente sulle gambe, atterrandolo e provocandogli, si scoprirà poi, la rottura del crociato. Arbitro e Var si consultano. Van Dijk risulta in fuorigioco: niente rigore per la sua squadra. E fin qui la decisione appare corretta e comprensibile. Però: nessuna sanzione a Pickford, il cui intervento è criminale, le cui gambe erano posizionate in modo scomposto e tendente all’impatto anche un attimo prima che Van Dijk varcasse l’immaginaria linea del fuorigioco. Poi si dirà che il portiere non è stato punito per assenza di intenzionalità, ma è una pezza che allarga il buco. È chiaro che il ragionamento a caldo sia stato: Van Dijk è fuori gioco, dunque non esiste, dunque nulla e nessuno intorno a lui esiste. L’opposto della teoria fisica del tutto: una teoria giuridica del niente. Una stortura. Si è tentato di raddrizzarla, sull’onda emotiva generata dalla gravità dell’infortunio, ma, come la legge, i provvedimenti arbitrali non possono essere retroattivi. A quel punto la reazione tardiva ha cercato di colmare il tempo con lo spazio (arrivo dopo ma estendo il mio raggio). Invano, perché per la giustizia come per il tackle efficacia e tempismo vanno insieme. Eppure si è arrivati a proporre che Pickford non giochi fino a che non tornerà anche Van Dijk. In sostanza: il taglione.
Reazioni ed errori umani, troppo umani. Esattamente ciò che il diritto vuole prevenire. Un giorno verrà studiato nelle aule di giurisprudenza “il paradosso di Liverpool”.