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 2020  ottobre 24 Sabato calendario

Periscopio

L’uomo in solitudine cerca la compagnia ed in compagnia desidera la solitudine. Franco M. Scaldaferro, Aritmie del sentimento. Supernova, 2003.
Ci divertimmo moltissimo in Spagna quell’anno, viaggiando e scrivendo. Hemingway mi portò a pescare i tonni e io ne presi quattro scatolette. Woody Allen.

«Maciste», disse lui, mi allungò un gomito e sorrise, da pugile. Rolly Marchi, Ride la luna. Mursia, 1979.

Abbiamo un governo provvisorio a scadenza illimitata. Marcello Pera, già presidente del Senato (Antonio Polito). Corsera.

State attenti, la nave orami è in mano al cuoco di bordo, e le parole che trasmette dal megafono del comandante non riguardano più la rotta, ma quel che si mangerà domani. Soren Kierkegaard, citato da Antonio Socci. Libero.

Conte non tocca nulla per non compromettere quella creatura fragile e piena di fobie che è la sua maggioranza. Augusto Minzolini. Il Giornale.
A destra ben vengano, dunque, personalità come Marcello Pera, politici che fiutano sempre l’aria che tira come Gianfranco Rotondi o uomini di chiesa come il cardinal Giovanni Battista Re che benedice Insieme, un altro ambizioso movimento, stavolta cattolico. Urge uno sforzo di fantasia per unificare un mondo che, pur essendo maggioranza nel paese, senza un progetto verrà spazzato via come il Libano di oggi. Tante culture, tante religioni, ma troppe piccole tribù in costante lotta tra loro. Il rischio è che facciano la fine dei dieci piccoli indiani del romanzo di Agatha Christie: nessuno è rimasto. Luigi Bisignani, Il Tempo.

Chi vede Gesù Cristo vede Dio e capisce che Dio è amore. Niente altro. Enzo Bianchi, fondatore e primo priore della Comunità di Bose (Antonio Gnoli). la Repubblica.

Rifiuto il chilometro zero perché è un’impostura. Per il consumatore tedesco hanno un impatto ambientale minore e un costo inferiore gli agnelli che brucano l’erba all’aperto in Nuova Zelanda rispetto a quelli cresciuti negli allevamenti riscaldati in Germania. La Lincoln University ha calcolato che recarsi a comprare un chilo di verdura a 10 chilometri da casa genera più anidride carbonica che farla arrivare dal Kenya. Dario Bressanini, dietologo (Stefano Lorenzetto). Corsera.

Moana Pozzi? È l’attrice porno che mi ha deluso di più. Era una donna estremamente intelligente, estremamente piacevole, con cui si conversava che era una meraviglia, ma sul set per le scene di sesso era una statua, una cosa veramente indescrivibile. Per riuscire a tirar fuori qualche emozione, bisognava lavorarci tantissimo. Come attrice a mio avviso non valeva nulla. Mario Salieri. La Zanzara su Radio 24.

Per me l’artista del Novecento più sopravvalutato è senza dubbio Salvador Dalí. Una buona tecnica, ma nulla di più. Poi, be’, ce ne sarebbe un altro ma non vorrei sembrare riduttivo, perché il discorso è complesso: è Marc Chagall. Per dirla in rozza sintesi: credo che la sua bellissima e umanissima storia personale sia più forte della sua pittura. Flavio Caroli (Roberta Scorranese). Corsera.

Pieraccioni agli esordi aveva girato un corto, intitolato La donna che scompare, «una boiata». Venne a casa sua Nanni Moretti e glielo mostrarono. Alla fine Moretti, cortesemente, disse: «Beh, insomma, la strada è lunga». Arianna Finos. La Repubblica.

A Dogliani, l’estate, arrivava il nonno, nonno Giulio, il padre di mia madre. Alto, bel portamento, fama di uomo molto amato dalle donne, a una certa età, sui settanta ed oltre, era diventato bizzoso. Come cura, alla prima colazione del mattino, si faceva portare una quantità inverosimile d’uva, uva dolcetto, ad acino piccolo, a buccia leggera, molto dolce, buona quando la vite è antica, i grappoli sono radi di acini, il gambo è rosso. Giulio Einaudi, Frammenti di memoria. Rizzoli, 1988.

Non ho conservato nemmeno una coppa. Ho perso tutto. Non è un vezzo, giuro. Ho fatto tanti di quei traslochi in vita mia Del resto non sono un feticista, l’idea del salotto-museo mi fa orrore. Non l’ho mai detto a nessuno, conservo un’unica cosa: la pallina del match point contro Vilas a Roma, una Pirelli. Se la fece regalare mio padre Ascenzio, custode del Tc Parioli. Quando è mancato, riordinando casa, l’ho trovata. Poi è sparita di nuovo, misteriosamente. L’ha ripescata di recente mia figlia Rubina in un cassetto. È sbiadita, dura come un sasso. E con il tempo si è rimpicciolita, come i vecchi. Adriano Panatta, tennista (Gaia Piccardi), Corsera.

Una volta giunto in redazione, tra i mille scatti saltati fuori dalla memoria digitale della sua macchina fotografica, Drew scoprì una sua immagine che lo colpì per forza simbolica e composizione formale: sullo sfondo geometrico dato dalle linee delle due torri colpite dai terroristi, aveva fissato per sempre la sagoma, verticale e capovolta, di un uomo in caduta libera. «Falling man» verrà appunto chiamato: l’uomo che precipita era uno dei tanti che avevano preferito il vuoto al fuoco. Ma nella foto non era scomposto come gli altri: non perdeva le scarpe nella caduta (che toccava i 180 km all’ora), non agitava gambe o braccia nel goffo e impossibile tentativo di aggrapparsi a qualcosa per frenare la caduta. Maurizio Pilotti, Libertà.

«Papà», dice Alexandra Celi, «ci veniva a prendere a scuola alle elementari, aveva una Mercedes d’oro e i bambini erano terrorizzati, si nascondevano: vedevano Lord Brooke, il cattivo che vuole uccidere Sandokan. Le madri mandavano i figli a casa nostra con le dovute precauzioni, il pomeriggio: mamma era nata in Transilvania, forse un vampiro, papà era crudele per statuto». Concita De Gregorio, la Repubblica.

La mia più grande fortuna è stata conoscere un discografico come Giorgio Calabrese: aveva anche De André e Memo Remigi, e si prese cura di me. Da ragazza di provincia senza mezzi finanziari e di comunicazione (per fare le telefonate dovevo andare al bar del paese) mi ha fatto diventare una cantante popolare. Il mio successo lo devo a lui. E al pubblico. Orietta Berti, cantante (Renato Franco). Corsera.

’N gatto, che faceva er socialista solo a lo scopo d’arivà in un posto, se stava lavoranno un pollo arosto ne la cucina d’un capitalista. Quanno da un finestrino su per aria s’affacciò un antro gatto: – Amico mio, pensa – je disse – che ce so’ pur’io ch’appartengo a la classe proletaria! Io che conosco bene l’idee tue so’ certo che quer pollo che te magni, se vengo giù, sarà diviso in due: mezzo a te, mezzo a me… Semo compagni! – No, no: – rispose er gatto senza core, io nun divido gnente co’ nessuno: fo er socialista quanno sto a diggiuno, ma quanno magno so’ conservatore! Trilussa.

La donna non è mai infedele per caso, l’uomo sì. Roberto Gervaso.