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 2020  ottobre 24 Sabato calendario

La rivincita dei giocattoli dimenticati

Ogni bambino ha diritto a un giocattolo, lasciatelo dire ai giocattoli, che certe cose le sanno. Sono proprio loro, nella Freccia Azzurra di Gianni Rodari, tornata ieri nei cinema italiani per festeggiare i cento anni del grande poeta dell’infanzia, ad ammutinarsi nella notte della Befana e andarsi a cercare i bambini di cui diventare amici.
Tutti in fila sopra il magnifico treno che dà titolo al libro e al cartoon di Enzo D’Alò, «una dozzina di bambole, un orso giallo, un cane di pezza di nome Spìcciola, una scatola di pastelli, una scatola del meccano, un teatrino con tre marionette e un veliero a due alberi», sfidano l’ignoto per diventare compagni di vita, oggetti transizionali se volete andare sul tecnico, e aiutare i piccoli della specie uomo a crescere.
Ogni bambino ha diritto a un giocattolo per amico, anche quelli della generazione Alfa, nati con lo smartphone in mano e abili a navigare online ben prima di saper leggere o impilare due mattoncini Lego. Ci vuole un giocattolo soprattutto se si è costretti in casa dal Covid, abbandonati per disperazione davanti a un tablet come ai loro tempi i genitori davanti ai cartoni in tv, le interazioni con i coetanei ridotte al minimo, la scuola trasformata in un collegamento smart. Evidentemente l’eccesso di offerta digitale annoia persino questi strani piccoli mutanti che ci stiamo allevando in casa e che secondo i loro genitori – lo dice il report Understanding Generation Alpha – preferirebbero i gadget tecnologici non solo agli animali domestici e ai giocattoli tradizionali, ma anche alla compagnia di famiglia e amici. Non si spiegherebbe sennò il dato per cui volano le vendite di Barbie (un aumento del 29%, il maggior fatturato trimestrale del marchio dal 2003), tanto che i rivenditori i si sono affrettati a rifornire i loro scaffali di bambole destinate ai bambini bloccati a casa per la pandemia. «Non possiamo essere sicuri di soddisfare pienamente l’aumento della domanda» avverte l’amministratore delegato della Mattel, Ynon Kreiz.
Va detto che non sono più i giocattoli di un tempo: oggi, spesso, quando gli si parla rispondono, e non solo nella nostra testa, come faceva l’amico invisibile che tanti di noi hanno coltivato di nascosto. Sugli scaffali è tutto un fiorire di bambole e pupazzi connessi, in grado di ascoltare i bambini e rispondere alle loro richieste. Il fenomeno ha già un nome, si chiama «Internet of Toys», i giocattoli della Rete: un mercato che, assicurano gli esperti, nel giro di 6 anni triplicherà il suo business, passando dai 7 miliardi del 2017 ai 25 del 2026. Il prossimo passo saranno i pet-robot: device dotati di intelligenza artificiale con cui stringere un legame alla stregua di un animale domestico.
Eppure non credo che Rodari ne sarebbe sorpreso o disgustato: aveva una mente aperta al futuro, proprio come un bambino, tanto che fece epoca la sua difesa di Goldrake, il primo robot a cartoon approdato in Italia nel 1978, adorato dai piccoli, temutissimo dai grandi. «Invece di polemizzare – diceva – cerchiamo di far parlare i bambini di Goldrake, questa specie di Ercole moderno. Il vecchio Ercole era metà uomo e metà dio, questo è metà uomo e metà macchina... cosa c’è di moralmente degenere? I bambini si sono impadroniti di quel materiale fantastico e lo adoperano per dire quello che vogliono. Non subiscono Goldrake, lo adoperano. Hanno semplicemente una materia prima in più per giocare». Lasciamoli giocare come vogliono, adoperare la rete e raccontarsi storie metà umane e metà tecnologiche. Lo sanno bene, loro, e lo sussurra il cane Spìcciola della Freccia Azzurra, mutato dalla Befana in un cane vero, che «tutti i giocattoli del mondo non valgono un amico».