Chris, perché hai deciso di offrirti come volontario?
«Perché sono giovane, non ho mai avuto problemi di salute e le Human Challenge possono essere decisive nella lotta al Covid, per tornare a un mondo migliore. Mi sento meglio se faccio la mia parte».
Ma è un virus di cui sappiamo ancora molto poco.
«È vero, purtroppo. Il Sars-CoV-2 è molto pericoloso e può essere letale, ma per i più giovani lo è di meno, statisticamente. Per questo ho deciso di farlo. Non per spavalderia, né per soldi, ma perché voglio dare il mio contributo per sconfiggere questa pandemia che ha generato enormi problemi a tutto il mondo, anche dal punto di vista mentale. Senza un vaccino non torneremo mai alla normalità: la Human Challenge può invece accelerare la ricerca».
Non hai paura?
«Certo che ho paura. Chi lo nega è un incosciente. Però allo stesso tempo bisogna contestualizzare il rischio, e alla mia età di Covid ne muore uno su diverse migliaia. Certo, è molto pericoloso, e sarei un bugiardo se dicessi di non avere paura. Ma allo stesso tempo credo che il rischio valga assolutamente la pena: noi giovani possiamo dare un aiuto decisivo alla ricerca».
Al di là della mortalità, non temi il Long Covid, ossia le possibili conseguenze a lungo termine del virus Sars-CoV-2, che non sembrano risparmiare neanche i giovani?
«Assolutamente sì. È una grossa incognita e forse è la cosa che mi fa più paura. Ma ripeto, a costo di sembrare stucchevole, oramai questo virus ha sconvolto la vita di chiunque, se continua così un giorno potremmo contrarlo tutti, quindi tanto vale dare una mano adesso, noi che in teoria siamo meno a rischio rispetto ad altre fasce di popolazione. Anche se dovessi avere un Long Covid per mesi o anni, per me ne varrebbe ancora la pena, se il mio sacrificio è stato utile alla ricerca».
Cosa dicono i tuoi genitori e amici di questa scelta?
«Ne ho parlato più di tutti con la mia ragazza. Ha reagito in maniera piuttosto calma, aggiungendo di avere fiducia in me: “Se credi sia la cosa giusta, falla”. Diverso con i miei genitori: gliel’ho detto e hanno rispettato la mia decisione, ma ho preferito non approfondire troppo la cosa per non stressarli troppo, almeno fino a quando tutto questo non accadrà, credo a gennaio».
Quanti soldi vi danno per rischiare così?
«Ti pagano gli spostamenti e le settimane di tempo perso in isolamento. Ma saranno massimo quattromila euro. Non lo facciamo certo per soldi».
Lo fai anche per dare una sorta di messaggio al mondo per sottolineare quanto siano importanti la scienza, la ricerca e, in questo caso, i vaccini?
«Personalmente, non l’ho fatto per lanciare un appello. Ma di certo la mia esperienza può essere l’esempio migliore per far capire a tutti, No Vax inclusi, come funzionano la medicina e la scienza, quanto siano cruciali nel nostro mondo e soprattutto quanto queste non siano scontate, come a volte pensiamo. Dietro ci sono sforzi enormi, tanti rischi e processi lunghissimi. Forse adesso si potrà davvero spiegare agli "scettici" come funziona la macchina della scienza e quanto siamo privilegiati a poterne usufruire ogni giorno in Occidente. Spero che attraverso la mia storia e quelle degli altri volontari, queste persone ora capiscano. Ma è solo una speranza».