Il Sole 24 Ore, 22 ottobre 2020
Cosa non ha funzionato con Immuni
È chiaro che qualcosa non ha funzionato. Ci sono troppe persone contagiate in Italia ma troppo poche sono state segnalate nel sistema di tracciamento organizzato intorno alla applicazione Immuni. Facciamo i conti. Gli italiani che hanno scaricato Immuni sono 9.161.214, poco meno di un sesto della popolazione (il 17% degli over 14), ma le segnalazioni di utenti positivi sono state finora 999, il che ha generato 19.485 notifiche. Ebbene, poiché gli italiani attualmente positivi sono 142mila circa, Immuni avrebbe dovuto vedere almeno 22mila positivi, non mille. E dunque, che cosa non ha funzionato?
Luca Foresti che con Bendig Spoons ha creato l’applicazione Immuni ha confermato il conteggio nel corso di un’intervista a RaiNews24 e ha indicato nel sistema di caricamento dei dati l’errore. Di che si tratta? Quando un paziente viene trovato positivo, il medico dovrebbe collegarsi con il software della tessera sanitaria, ottenere un codice e darlo al paziente che a sua volta dovrebbe caricarlo su Immuni. Insomma, occorrono due gesti, quello del medico e quello del paziente. Qualcuno non fa quello che dovrebbe. Può essere il paziente? È possibile ma poco credibile: di fatto chi ha scaricato Immuni è chiaramente una persona motivata dall’idea di contribuire a combattere la pandemia con l’informazione, quindi probabilmente nel caso sia dichiarato positivo farebbe buon uso dello strumento. Può essere il medico? È possibile. E le probabilità che sia proprio questa la spiegazione sono elevate visto che nel Decreto del Presidente del Consiglio di domenica scorsa, alla lettera f dell’articolo 1, il governo ha scritto che “al fine di rendere più efficace il contact tracing attraverso l’utilizzo dell’App Immuni, è fatto obbligo all’operatore sanitario del Dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria locale, accedendo la sistema centrale di Immuni, di caricare il codice chiave in presenza di un caso di positività”. Se il governo ha sottolineato l’obbligo che il medico faccia la sua parte per far funzionare il sistema di tracciamento, vuol dire molto probabilmente che ha notato che finora questo non avveniva. Ora almeno è chiaro che se il medico non lo fa è responsabile delle conseguenze di un’eventuale inadempienza.
Perché poi i medici non facessero questa operazione è questione tutta da spiegare. La fretta di andare a curare altre persone e il poco tempo per imparare a usare il sistema possono essere una spiegazione. Il che avviene anche perché la sanità è ridotta all’osso. Dice l’economista matematico Nassim Taleb in un paper pubblicato due giorni fa sull’International Journal of Forecasting che in epidemie del passato i sistemi erano meno fragili e che oggi subiscono gli effetti dell’ossessione per la riduzione dei costi e per l’efficienza.
Che cosa insegna dunque Immuni? Che la tecnologia può servire a rendere un sistema più efficente, oppure può avere l’effetto d denunciare l’inefficienza del sistema.