La tracer mi ha chiesto di aiutarla nel ricostruire dove può essere accaduto il contagio (congettura: nel Wisconsin durante il mio reportage tra gli elettori, i repubblicani erano tutti senza maschera). Mi ha domandato nomi e recapiti di persone che possono avermi frequentato da vicino quando ero già portatore del virus. Mi ha suggerito di scaricare sul mio smartphone la app Immuni, versione newyorchese, in modo da avvisare automaticamente gli altri nelle mie vicinanze. Questa app, ha precisato, protegge la mia privacy: allerta senza fornire la mia identità ai destinatari. Mi ha dato consigli sulle cose da fare e da non fare, le regole della quarantena. Posso uscire di casa per visite mediche. A dieci giorni dal tampone positivo, se sarò stato senza sintomi per più di 48 ore potrò considerare conclusa la quarantena, e andare a farmi un nuovo tampone per conferma. Mi ha ricordato quali sintomi gravi devono invece far scattare il ricovero ospedaliero. Mi ha chiesto se ho un medico di famiglia con cui consultarmi al telefono; se conosco l’indirizzo del pronto soccorso più vicino. Se con mia moglie abbiamo una rete di amici su cui appoggiarci, per esempio per acquisti di cibo e medicinali. Altre domande di rito – sesso, etnìa – sono state precedute dall’avviso che ho «facoltà di non rispondere».
È stato un incontro molto politically correct, nel rispetto della privacy e dei diritti, ma anche sotto il segno dell’efficienza. Avveniva al terzo giorno dal mio tampone positivo, weekend incluso; già avevo avuto diverse conversazioni con altri tracer al telefono, inclusa una ragazza dall’accento afroamericano che mi ha assicurato: «Pregherò per lei». Ci sono voluti troppi morti, troppi errori iniziali, ma con sette mesi di ritardo New York ha imparato ad essere più simile a Tokyo e Seul. Abbiamo subito un disastro. Non è stato inutile. Oggi questa metropoli – con meno di nove milioni di abitanti – sta facendo più test quotidiani di tutta l’Italia. Di regola i tamponi sono gratis, come le cure: questa è una delle poche novità davvero positive della pandemia, una mini-riforma strisciante che ha trasferito a carico delle finanze pubbliche gran parte della spesa almeno finché dura l’emergenza. Colpisce il reclutamento e la formazione dei diecimila tracer, con la missione di individuare e sorvegliare i focolai, un condominio alla volta. La lezione asiatica è stata studiata.