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 2020  ottobre 21 Mercoledì calendario

"Se è vegano non è hamburger". L’Europa decide sulla non-carne

Giù le mani dagli hamburger e dalle salsicce. Le parole hanno un peso. E l’industria della carne e gli allevatori si preparano a combattere in Europa la madre di tutte le battaglie per difendere il buon nome dei due gioielli di famiglia dal «sequestro culturale» – come dicono loro – dei vegetariani.
La posta in palio è altissima. Il Covid e la chiusura dei ristoranti hanno fatto calare del 3% (il peggior risultato dal 2000) i consumi di carne in tutto il mondo. Nello stesso periodo il mercato di quella “verde” – consistenza e gusto uguali all’originale, ma ingredienti solo vegetali – è cresciuto del 264%. I fake- burger, insomma, stanno conquistando sempre più consumatori. E la lobby della bistecca, preoccupata, ha deciso di andare al contrattacco a colpi di dizionario: hamburger e salsicce Doc – è la loro teoria – sono solo quelli originali da grigliata, rigorosamente derivati da bovini, suini, ovini o polli. Ergo il Parlamento europeo, chiamato a votare sul tema nelle prossime ore, deve impedire agli imitatori di commercializzare i loro cloni ecologici con etichette come “hamburger vegani” o “salsicce vegetali”. I precedenti non giocano a favore del fronte vegetariano: la corte di Giustizia Ue ha già cancellato tre anni fa dagli scaffali dei supermercati il “latte di soia” e il “formaggio verde”, stabilendo che questi termini (come anche panna e yoghurt) non possono essere usati per prodotti a base di piante. La Francia ha bandito dal 2018 – con multe minime di 300 mila euro – l’utilizzo di definizioni come bistecca, polpette, scaloppine o cotolette per pezzi di carne (o aspirante tale) che non contengono proteine animali. Bruxelles emetterà ora un parere non vincolante per passare poi la palla per l’implementazione ai singoli Stati. E, nel dubbio semantico, si è tenuta le mani libere mettendo sul tavolo del Parlamento tre opzioni: la prima è quella di dare alla carne quello che è della carne, impedendo di clonarne i nomi nelle versioni green che a quel punto – dicono sarcastici gli allevatori – dovrebbero venir ribattezzate dischi (gli hamburger) e tubi (le salsicce). La seconda è sdoganare vegan burger & C., chiedendo però gran trasparenza in etichetta. La terza – un compromesso per cui pare spinga il Ppe – accetterebbe l’utilizzo di termini generici come burger e salsicce per tutti, lasciando però il copyright di definizioni specifiche come salame e prosciutto solo alle versioni “animali”. Le logiche di mercato hanno rimescolato molto le carte dei fronti (e degli interessi) che si sfidano in questa battaglia alla Ue. Accanto ai verdi e ai salutisti che spingono per le bistecche vegane – che consumano molto meno acqua e producono molta meno CO2 delle originali – si sono schierate multinazionali come Nestlé e Unilever, scese in campo a difesa dei loro investimenti miliardari nel mercato delle carni alternative. Gli allevatori si trovano invece fianco a fianco con i macelli e i trasformatori con cui si sono spesso scontrati in passato.
Gli interessi in gioco sono chiaramente enormi. Wall Street, per dire, è convinta che il futuro del settore sia tutto del fronte vegetariano. La prova? Beyond Meat, uno dei leader degli hamburger ecologici, ha fatturato nel 2019 “solo” 200 milioni ma vale in Borsa 11 miliardi (+250% da marzo). Nemmeno troppo meno di Tyson Food, il gigante della macelleria classica, che nel 2019 ha “processato” – come si dice all’americana – 2,4 miliardi di animali e macinato 42 miliardi di entrate.I convitati di pietra in questo braccio di ferro sono i consumatori, tirati per la giacchetta da tutti i protagonisti. “La carne finta inganna il 93% degli italiani”, dice Coldiretti, schierata senza se e senza ma con gli allevatori. Non è vero – risponde l’ufficio europeo dei consumatori (Beuc) – visto che il 70% delle persone è favorevole a sdoganare le copie verdi, a patto che l’origine vegetariana sia ben chiara sulla confezione. Una cosa però – a guardare i brillantissimi grafici di mercato delle carni alternative – è chiara: comunque vada alla Ue, il futuro degli hamburger più amati dai bovini, quelli “fake” che non prevedono la loro presenza tra gli ingredienti, è più che roseo.