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 2020  ottobre 21 Mercoledì calendario

La Scozia scopre l’oro

Dopo una lunga serie di rinvii, il 30 novembre, la Scozia comincia a produrre oro. L’estrazione avverrà presso la miniera di Cononish, nel cuore del parco naturale Lock Lomond and The Trossachs, a nord di Glasgow, e sarà gestita dalla società Scotgold Resources che prevede di cavare il metallo prezioso per almeno i prossimi otto anni.
Il progetto non è certo paragonabile per grandezza ai giacimenti del Sudafrica o dell’Indonesia ma, per essere unico nel suo genere nel Regno Unito, non è da poco: si parla di una produzione da 23.500 once all’anno e di un valore complessivo intorno ai 280 milioni di euro.
L’estrazione procederà parallela alla continua esplorazione del sito che, stando agli ultimi rilievi, potrebbe essere più ricco del previsto. Non solo. I risultati delle analisi realizzate sulle rocce di questo angolo sperduto delle Highlands superano anche le aspettative relative alla rara purezza del metallo che si è sedimentato nel tempo, cosa che moltiplica le prospettive di guadagno (peraltro già buone con quotazioni raddoppiate in cinque anni) perché piazzabile sul mercato a un prezzo premium invece che standard.
Che la Scozia abbia un cuore d’oro è noto da tempo. Si racconta che durante il regno di Giacomo IV, alla fine del 1400, ci fossero più di trecento siti allestiti per l’estrazione. Tra il 1852 e il 1869, le località di Kinnesswood e Sutherland hanno persino fatto da cornice a una sorta di corsa all’oro dal sapore californiano attraendo migliaia di persone in cerca di fortuna. In epoca recente, l’estrazione è stata problematica considerati i limiti imposti dalle norme in materia di salvaguardia ambientale e i crescenti costi della tecnologia impiegata nella separazione dell’oro dalla roccia che lo intrappola. Per non parlare delle procedure necessarie ad ottenere dalla Corona la licenza all’estrazione visto che, per legge, la famiglia reale detiene la proprietà di tutto l’oro e l’argento in giacenza sul suolo britannico.
La miniera di Cononish, in particolare, aveva avviato gli scavi nella metà degli anni ’80 ma le successive fluttuazioni del prezzo dell’oro sui mercati azionari hanno costretto i gestori ad abbandonare l’impresa ancor prima che andasse a regime. L’azienda, rimasta in abbandono per anni, è stata rilevata dalla Scotgold Resources nel 2007 che, oggi, con l’imminente avvio dei lavori, promette di portare in Scozia una sessantina di nuovi posti di lavoro e un contributo all’economia locale di 80 milioni.
Il ritorno dei picconi ha portato in zona una ventata di ottimismo riaccendendo persino quel gusto sopito per la caccia all’oro. Sempre più spesso, tra i ruscelli della brughiera vengono avvistati cercatori improvvisati di pepite a perlustrarne i fondali. Molti sono lavoratori messi in cassa integrazione a causa del Covid che ingannano il tempo, e tentano la sorte, manovrando canalette e setacci. Nelle Highlands, in una località volutamente tenuta segreta, l’ultimo ritrovamento di oro due pezzi da 121,3 grammi, del valore di 87mila euro in fondo risale solo allo scorso anno.