Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  ottobre 21 Mercoledì calendario

Cina e India non comprano oro

Tutti pazzi per l’oro, ma solo in Occidente. Dove la corsa ad accumulare metallo, davvero sfrenata nei primi mesi dell’anno, è avvenuta quasi esclusivamente attraverso l’acquisto di Etf. È un rally particolare quello che nel 2020 ha infiammato le quotazioni del lingotto, spingendole a inizio agosto al record storico di 2.073 dollari l’oncia. Cina e India – che di solito trainano la domanda, con oltre metà dei consumi globali fino all’anno scorso – stavolta hanno fatto da zavorra, soprattutto nel periodo più difficile della pandemia, quando nessuno acquistava più gioielli.
L’Asia rimane tuttora ai margini del mercato aurifero, nonostante qualche debole segnale di ripresa, mentre il boom di investimenti nei Paesi industrializzati ha cominciato a raffreddarsi. È probabilmente così che si spiega perché l’oro sembri aver perso smalto: dopo una netta correzione a settembre, legata a prese di profitto e a un recupero del dollaro, le quotazioni questo mese si sono stabilizzate intorno a 1.900 dollari l’oncia e faticano ad uscire dallo stallo.
La performance rimane, beninteso, di tutto rispetto: nel corso del 2020 l’oro si è apprezzato di circa il 25%, un risultato che non si vedeva da un decennio, ma sembra aver perso fiato e per ritrovarlo avrebbe probabilmente bisogno di un nuovo assalto da parte degli investitori, simile a quello che c’era stato nei primi mesi dell’anno. Gli speculatori si stanno invece ritirando: al Comex gli hedge funds hanno ridotto l’esposizione netta lunga (ossia all’acquisto) di oltre il 40% rispetto ai record di febbraio, portandola ad appena 120mila lotti, il minimo da giugno 2019. Ad accelerare il riposizionamento a ottobre c’è stato un boom di nuove posizioni corte: in pratica scommesse su un ribasso dell’oro.
Il fronte degli Etf intanto tiene, ma gli acquisti – davvero eccezionali nella prima parte dell’anno –hanno cominciato a perdere vigore. I flussi netti si mantengono positivi da ben dieci mesi, una serie che si è verificata solo due volte in passato, nel 2008 e nel 2016. Ma la consistenza si è più che dimezzata rispetto alla primavera scorsa. A settembre, secondo il World Gold Council, il patrimonio è aumentato del 2% a 235 miliardi di dollari, con un accumulo di 68,1 tonnellate: meglio che ad agosto, quando in Europa c’era stata addirittura una prevalenza di riscatti, ma molto peggio che negli altri mesi dell’anno. Tra marzo e luglio i flussi netti avevano sempre superato 100 tonnellate, spingendosi addirittura a 176,7 tonnellate ad aprile, quando il Covid infuriava in tutto il mondo.
Invesitori piccoli e grandi si sono letteralmente buttati sull’oro, spintinon solo dall’insicurezza generata dalla pandemia, ma anche – forse soprattutto – dal crollo sotto zero dei rendimenti reali, dalla svalutazione del dollaro e dal risorgere delle aspettative di inflazione. Gli Etf si sono rivelati di gran lunga lo strumento preferito, con acquisti extra per quasi 60 miliardi di dollari nel corso di quest’anno, il 50% in più rispetto a quanto era stato investito durante la crisi finanziaria del 2008-09. Nei caveau delle banche (in larga parte occidentali) sono così entrate mille tonnellate di lingotti, che altrimenti avrebbero faticato a trovare una destinazione.
Nel primo semestre la domanda di oro in India e in Cina si è più che dimezzata rispetto all’anno scorso e solo di recente c’è stato qualche piccolo segnale di ripresa, soprattutto nella Repubblica popolare, che ha superato l’effetto Covid. Sul mercato fisico cinese il metallo prezioso tratta comunque tuttora a sconto rispetto ai prezzi internazionali (segno che i consumi non si sono rimessi a correre). E le statistiche dalla Svizzera – importante hub di raffinazione – mostrano che l’oro a settembre viaggiava ancora da Oriente a Occidente: le esportazioni verso la Gran Bretagna – dove ci sono molte società emittenti e banche custodian di Etf – sono balzate a 50,9 tonnellate, il massimo da un anno. In Cina sono andate solo 1,5 tonnellate di metallo, a Hong Kong 2,4 e in India 5.