il Fatto Quotidiano, 21 ottobre 2020
La moglie del Chapo Guzmán diventa influencer
Anche in Messico la storia degli influencer pare stia sfuggendo di mano. Lì l’ultima frontiera delle promozioni sui social network è Emma Coronel, “La chapa” in persona, cioè la moglie di Joaquín El Chapo Guzmán, il più grande narcotrafficante in vita, anche se rinchiuso nel carcere di massima sicurezza del Colorado. Lei, la reina – così, con tanto di corona d’oro in testa ha festeggiato sui social l’ultimo compleanno – non solo si gode uno stile di vita degno di una erede al trono, ma lo promuove facendo pubblicità a marche, ristoranti, catene alberghiere e prodotti fitness. E, a quanto pare, funziona. Bella e degna rappresentante di ciò a cui il grande pubblico messicano aspira, Emma ha già partecipato al reality show Cartel Crew, in cui otto personaggi si ripuliscono l’immagine fuori dal mondo della droga. “Sono qui perché la gente capisca che sono una persona normale”, esordì Emma durante le presentazioni con un altro concorrente, Michael Blanco, figlio di Giselda, la regina della coca.
Conclusa poi l’esperienza televisiva, l’ex reginetta di bellezza dello Stato, perché no, ha deciso di intraprendere l’avventura sui social riprendendo il filo delle pubblicazioni interrotte lo scorso giugno quando gli account gli erano stati oscurati per via di strani video e foto in cui la madre delle due figlie gemelle del Chapo si mostrava in un tunnel o in altre località del “territorio” gestito dal marito. “Un messaggio al cartello rivale”, avevano sospettato le autorità. Da allora, Emma, che su Instagram ha 400 mila followers e solo 4 foto in cui mostra più che altro la sua bellezza stimolando i commenti ammirati dei fan, ha preso a pubblicare stories che la Rete non cancella. Così, ad esempio, si possono ancora leggere le sue valutazioni sui cappelli ricevuti in regalo dal negozio ‘Beauty Culiacán’. “Grazie mille, sono un’appassionata”, scrive la Chapa. In un altro post promuove un mini-freezer per conservare meglio creme e trucchi per il viso perché non si sciolgano. Peccato che in Messico possa arrivare a costare anche 250 dollari, la metà dello stipendio medio (430 dollari al mese). Ma, si sa, nel territorio del carrello di Sinaloa tutto è concesso, anche che la proprietaria del negozio di creme sia proprio la moglie del capo del cartello, come si era vociferato. Emma prontamente smentì. “Sono malelingue. Faccio pubblicità a quei prodotti perché mi piacciono e mi piace il negozio”. Ma non tutto è lusso e bellezza. La moglie del Chapo ha anche partecipato all’appello per il ritrovamento di Vanessa Guillén, la soldatessa Usa scomparsa lo scorso aprile e poi trovata morta. Coronel, diventata famosa durante le udienze al processo del Chapo, sceglie di affidare al social Tik Tok i video della sua vita privata per aprire le porte di casa della Sierra di Sinaloa ai suoi fan. Spazi immensi, arredi sfarzosi, vasche idromassaggio al centro delle stanze, hammam di un intero piano della tenuta e un parco macchine da far invidia a Maranello. Per l’occasione, la donna, che davanti al giudice di New York giurò di “non avere ragione di credere” che suo marito “fosse un trafficante di droga”, assicurando di “essere innamorata di lui”, posta anche vecchi video, come quello del settimo compleanno delle figlie. Una villa intera addobbata come il regno di Barbie. Non si può dire che non sappia come spendere il denaro che non sapeva derivasse dal narcotraffico. Ma è l’amore.
D’altronde Emma conobbe Joaquin all’età di 17 anni, lui 51, ancora fresca di incoronazione come la più bella di Sinaloa. Ballava in una tenuta con il suo fidanzato di allora quando le si avvicinò un uomo chiedendole di ballare con “il signore”. Non poteva rifiutare, confessò anni dopo in un’intervista tv, perché “alle feste si deve ballare con tutti quelli che ti invitano”. Nella stessa occasione giurò che Guzmán era “un uomo buono, non è violento, né superficiale, non l’ho mai sentito dire una parolaccia. Le sue bambine chiedono di lui costantemente”. Alla Corte Federale di New York la ricordano per gli abiti di marche esclusive e per le scarpe con i tacchi a spillo che doveva togliere ogni volta che passava ai controlli di sicurezza. Intorno a lei si radunarono già allora paparazzi e riviste patinate di tutto il mondo. In molti pensarono che la presenza della donna nata in California e dedita alla moda fosse studiata ad arte per distrarre l’attenzione della giuria: difficile che passassero inosservati i vestiti gialli indossati solo durante le decisioni della Corte. Lei assicurò di essere lì per appoggiare il marito in circostanze difficili come ogni moglie. Era nata un’influencer.