Il Sole 24 Ore, 20 ottobre 2020
In Italia 3,5 milioni di famiglie non hanno internet
Erano l’85,9% a fine 2019. In pochi mesi, dopo il lockdown, le famiglie con collegamento a internet sono salite all’88,4% del luglio 2020. Facendo solo un rapido giro all’indietro, c’è però un dato che inevitabilmente frena gli entusiasmi: in Italia nel 2019 quasi 3,5 milioni di famiglie non disponevano di collegamento ad internet.
Sono due dei dati che più immediatamente balzano all’attenzione all’interno del terzo Rapporto Auditel-Censis presentato ieri a Roma, dal titolo “L’Italia post-lockdown: la nuova normalità digitale delle famiglie italiane”.
«Quello che emerge – spiega Andrea Imperiali, presidente Auditel – è il racconto di un Paese che ha saputo trasformare una lunga quarantena in una leva per accrescere le proprie competenze tecnologiche a dispetto di una narrazione ricorrente di una società troppo anziana per andare verso il cambiamento». Alla base dell’analisi c’è la struttura della ricerca Auditel, forte di 20mila interviste familiari, 41 mila individuali, condotte e articolate in 7 aggiornamenti durante l’anno, per dare l’immagine il più possibile fedele e depurata da effetti temporali particolari, della famiglie italiane. In questo quadro i ricercatori Auditel hanno intervistato famiglie italiane prima del lockdown e dopo la fine (4.870).
Cosa è successo in questo lasso di tempo ? Nel Rapporto si legge che 11,8 milioni di famiglie (il 48,6% del totale) hanno svolto almeno un’attività online, che si tratti di smartworking, acquisti online o comunicazione a distanza. E per 8,2 milioni ( 24,3 milioni di individui) era la prima volta. Nel dettaglio il 31,7% delle famiglie italiane ha fatto acquisti di prodotti non alimentari su internet; per il 20,8% c’è stata un’attività di studio a distanza (per il 15,2% era la prima volta); il 17,5% ha lavorato in smart working (per l’11,3% era la prima volta). E così sono aumentati gli italiani che si collegano alla rete (47,2 milioni); è aumentata la frequenza dei collegamenti (42,2 milioni, pari al 72,1% della popolazione con più di quattro anni, si connettono tutti i giorni); ogni giorno 19,2 milioni si connettono con più di un device (+35,5% rispetto al 2019). Nel frattempo cresce ancora la fruizione dei contenuti video on demand: 17,4 milioni di italiani a guardare i video in streaming (+del 7,4% dal 2019, e 11,3 milioni lo fanno più volte in una settimana).
«Oggi, di fronte alle nuove restrizioni che ci aspettano, siamo profondamente cambiati e più pronti ad utilizzare il digitale per vivere la vita normale», ha spiegato dal canto suo Giuseppe De Rita, Presidente del Censis che ha partecipato all’incontro con il sottosegretario all’Editoria Andrea Martella, il presidente Agcom Giacomo Lasorella, il presidente della Commissione di Vigilanza Rai Alberto Barachini e il presidente Istat Gian Carlo Blangiardo.
I dati suonano come un ulteriore stimolo per il governo chiamato a dare un’accelerata alle politiche di incentivazione dell’uso del digitale. Il lancio dei voucher per la banda ultralarga ha accumulato un ritardo monstre (finora è stato pubblicato solo il decreto per i contributi alle famiglie con Isee al di sotto di 20mila euro) e nel frattempo sembra non decollare ancora l’operazione di sostituzione dei televisori e dei decoder in vista del passaggio al sistema Dvb-T2. Ora, con la legge di bilancio in via di definizione, è spuntata l’ipotesi di incentivi mirati alla diffusione di sistemi per lo smart working.