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 2020  ottobre 20 Martedì calendario

Storia di Kamal Singh, ballerino indiano

«La danza», diceva la grande coreografa americana Marta Graham, «è una canzone del corpo fatta di gioie e dolori». Nella sua odissea da una baraccopoli di Nuova Delhi alle mille luci di Londra, Kamal Singh ha conosciuto entrambi i sentimenti. A 17 anni, quando bussa timidamente alla porta dell’Imperial Ballet School nella capitale dell’India, non ha mai visto un balletto: anzi, non sa nemmeno cosa sia. Suo padre è un guidatore di risciò per le strade di una delle più povere megalopoli della terra. Lui non ha mai messo piede in un teatro. Ma si è innamorato delle mosse a tempo di musica degli attori nei musical di Bollywood, come si chiama l’industria cinematografica indiana. È il 2016. Quattro anni più tardi, il figlio del guidatore di risciò entra nella più celebre, esclusiva e costosa scuola di danza classica d’Inghilterra.
Il racconto di come ha fatto è degno di un film: e si può scommettere che Bollywood, Hollywood o Netflix non perderanno tempo a ricavarne uno dalla sua vicenda. «Non riesco nemmeno a spiegare quello che sento, tutti i miei sogni si sono avverati», dice Kamal al Guardian. «I miei genitori non sanno molto del balletto ma sono orgogliosi che io sia stato ammesso all’English National Ballet. E che sia a Londra: sono il primo della mia famiglia a venirci».
Quando Fernando Aguilera, l’argentino che dirige l’Imperial Ballet School di Delhi, se lo ritrova davanti per la prima volta, ci vuole poco a capire che quel ragazzo indiano ha un talento naturale: «Era completamente flessibile, come gomma», ricorda l’insegnante. «Aveva un corpo plasmato per la danza classica. Bisognava soltanto insegnargli a usarlo». Singh non ha le 3500 rupie al mese della retta, circa 40 euro, ma Aguilera decide di farlo studiare gratis: «Alla seconda lezione era chiaro che avevo incontrato una stella, solo che lui non se ne rendeva conto». Gli procura una borsa di studio, con cui pagargli anche pranzo e spese di trasporto: due ore e mezza dal centro fino agli slum dove vive Kamal. C’è chi se la passa peggio: certi guidatori di risciò non hanno un tetto, dormono sulla carrozzella che trainano a mano per Delhi.
Passano 4 anni. Singh scopre che fare il ballerino è una carriera come fare il medico o l’ingegnere. Impara a leggere la musica, le vite dei ballerini più famosi, la trama di “Il lago dei cigni” e “Romeo e Giulietta”. Passa alla scuola 12 ore al giorno. Finché il suo mentore legge un’inserzione su Instagram: l’English National Ballet di Londra cerca giovani ballerini. Convince Kamal, e soprattutto i genitori, a candidarlo. Il mese scorso arriva la risposta: positiva. «Ho dovuto rileggergli l’email 7 volte, non ci credeva», dice Aguilera. Ma la gioia si trasforma in dolore quando il ragazzo si accorge dei costi: 8mila sterline l’anno, più 12mila per vitto e alloggio. Suo padre non le guadagnerebbe in una vita. Sembra che non ci sia altro che rinunciare, quando l’insegnante ha un’idea: apre un crowdfunding. In una settimana raccoglie metà dei soldi con piccole donazioni, poi la colletta arriva all’orecchio di Kunal Kapoor, uno dei divi di Bollywood, e in poche ore salta fuori l’altra metà. Ai primi di ottobre, Singh si presenta all’English Ballet. «Anche Nureyev ha iniziato tardi a danzare», commenta la direttrice Vittoria Durante, «sono certa che Kamal sfonderà». A qualcuno viene in mente “Billy Elliot”, il film ispirato alla storia del figlio di un minatore dello Yorkshire che entra alla Royal Ballet School di Londra. Dal risciò di Delhi al palcoscenico dell’English Ballet, il viaggio è ancora più lungo e non meno struggente.