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 2020  ottobre 20 Martedì calendario

Tra i bianchi sui monti di New York

Al supermercato di Margaretville, villaggio Upstate New York, sui monti Catskills, vecchi residenti e Citidiots si riconoscono solo guardando nei loro carrelli. Appena 546 persone vivono stabilmente tra questi boschi popolati da orsi, coyote, aquile, cervi. L’età media è 58 anni, in cantina rastrelliere di fucili da caccia e da guerra. Per comprare un mitra militare Bushmaster ACR3 servono giusto cinque lettere «che attestino siate una brava persona». Poco per un’arma che spara 700 colpi al minuto? Qui son troppe, «Cinque lettere? Il Secondo Emendamento alla Costituzione parla di libera vendita delle armi!», mi spiega un ex sergente. I 546 locali sono tutti bianchi, espongono sui muri di legno cadente delle fattorie la bandiera «Trump-Pence 2020», nel 2016 hanno scelto al 60% il presidente repubblicano, schifando la Clinton con il 33%.
Margaretville dista due ore e mezzo da New York City, dove la Hillary vinse contro Trump con l’86% e perfino il pacioso quartiere di Queens, là il presidente è nato e cresciuto, gli ha concesso un magro 25%. Guardando la mappa politica dello stato vedete ovunque il rosso dei repubblicani, con il blu democratico confinato a Sud e a Nord, alle città, Buffalo e New York. In mezzo agricoltura, mucche, latte, formaggio, cereali, mele, ortaggi, 35.000 fattorie, tre milioni di ettari, fatturato annuo 4,8 miliardi di dollari (4 miliardi di euro). Eppure, il carrello degli sparuti residenti di Margaretville li qualifica poveri, guadagnano in media 23.000 dollari l’anno, contro 176.000 di Manhattan. Scelgono dagli scaffali ravioli in scatola in saldo (si: ravioli in scatola, marca Chef Boyardee, scaldare al microonde), pane bianco a cassetta, merluzzo surgelato, grandi confezioni di icecream industriale. I «citidiots", gli idioti cittadini, prendono frutta e verdura fresca, bistecche organiche, granola e quinoa equi e solidali, caffè e parmigiano italiani. Sul parafango dell’auto gli adesivi «Biden-Harris 2020» e «Save The Planet».
La pandemia Covid-19 ha spedito dalla metropoli legioni di newyorkesi liberal, ecologisti, fieri paladini dei diritti Lgbt e amanti di macrobiotica e Pilates, a vivere sulle montagne Catskills, in telelavoro. Da qui a Woodstock, celebre per il festival rock 1969, venti minuti a Sud, il prezzo delle case esplode a +20%, grazie ai «citidiots» che svernano in collina. A Margaretville un abitante su cinque è povero e i ricchi emigranti del virus sono accolti con piacere, spesa, benzina, acquisti, affitti, ma, non appena risalgono sul Suv ibrido, vengono irrisi da «citidiots», idioti della città.
Le due settimane che mancano al voto tra il presidente Trump, adorato a Margaretville, e lo sfidante democratico Joe Biden, rendono il contrasto ruvido, e anche chi è deluso dai quattro anni di amministrazione, tiene duro: «Io e mia moglie abbiamo votato Trump perché Hillary è a favore del matrimonio gay, siamo cattolici. La guerra di Trump contro la Cina per i dazi mi è costata 40.000 dollari, per le loro ritorsioni, e il presidente è matto, al dibattito con Biden non ci stava con la testa», dice S., emigrato qui dall’Inghilterra e fiero di sparare ai candelotti di dinamite appesi agli alberi, nei giorni di festa. Eppure, senza scendere dal trattore verde S. assicura «Rivoterò Trump. Perché Gop, Grand Old Party repubblicano, è il mio partito, vengo da Liverpool, lei è italiano, la politica è come il calcio, la mia squadra gioca male? Io tifo comunque".
L’intera elezione presidenziale, la più drammatica dal 1968, gira intorno a questi umori addensati tra i camioncini Ford sporchi di concime degli agricoltori poveri e la Bentley fiammante da cui scende un signore, con accento russo. Se S. si arrocca con Trump, tanti maschi bianchi senza laurea, bastione della sorpresa repubblicana 2016, sembrano tentati dai democratici. Il vecchio Biden li corteggia: «Sono nato a Scranton, Pennsylvania, quelli come Trump li conosco, vi lasciano parcheggiare al country club dei ricchi per far soldi, ma se volete iscrivervi no, hanno la puzza al naso!». Biden ritorce contro Trump l’insulto «citidiot», facendone tra contadini, operai disoccupati, ragazzi tentati dalla droga pur di battere la noia mortale delle lande senza vita, non più il populista che avrebbe rifatto «grande l’America», ma un palazzinaro profittatore che lucra sul loro entusiasmo, sfangandola poi con 750 dollari di tasse l’anno. Fin qui funziona, in Michigan Trump aveva battuto Clinton 56%-38% tra i contadini, ora è alla pari, in Wisconsin aveva il 62% del voto rurale, adesso è al 50, in Pennsylvania cede terreno. «In un’ora passano dodici spot tv per Biden contro uno di Trump, mirati ai bianchi che hanno disertato dai democratici, hanno ormai più soldi di noi», mastica il pollster repubblicano Frank Luntz.
Per cogliere l’aria, entrate alla Salumina, a Hurleyville, altro villaggio di campagna, dove Gianpiero Pepe e Eleanor Friedman, lui di Amalfi, lei di New York, hanno aperto una salumeria, ristorante, pizzeria che unifica nel gusto anziani residenti e giovani cittadini. Si chiacchiera della strage delle pillole di oppiacei, 72.000 morti nel 2019, delle case rimaste senza padrone, una vasca da bagno arrugginita abbandonata sull’aia, della burocrazia che aiuta le multinazionali e opprime gli artigiani, ma la presenza dei due ragazzi e il loro entusiasmo testimonia di come in fretta cambi l’America. Una comunità isolata si riapre e su questo scommette Jane Kleeb, attivista democratica e autrice del saggio «Harvest the vote», mietere i voti, manuale per riconquistare i contadini a sinistra. «Se vivi in un villaggio di campagna ti senti dimenticato» - spiega la Kleeb - io ho dovuto attendere otto mesi l’appuntamento dallo psicologo per mia figlia autistica. Il presidente Trump ha saputo parlare ai contadini, rendendoli fieri sui temi a loro cari, armi, aborto, emigrazione. Noi democratici li abbiamo persi, non si fidano più. Ora si sentono traditi dai repubblicani, perché la guerra sui dazi li colpisce, ma tornano da noi se Biden offre un’alternativa, altrimenti no».
I carrelli al supermarket di Margaretville, raso al suolo nel 2011 dalla furia dell’uragano Irene, contengono la sfida brutale dell’America futura. Le città resteranno democratiche, gli Stati rurali, pur spopolandosi e in minoranza, controlleranno il Senato a lungo. Se Biden e i democratici non sapranno, il 3 novembre e dopo, riparlare ai bianchi poveri, a chi vive su campi e boschi come i Catskills, le due Americhe avranno ancora avanti anni di guerra civile culturale, ravioli in scatola contro macrobiotico, mitra Bushmaster ACR3 contro pannelli solari ecologici.