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 2020  ottobre 19 Lunedì calendario

Il peso delle eredità è raddoppiato

“Tale padre tale figlio”, recita un vecchio adagio italiano. Oltre a mettere in evidenza una negligenza di genere, questa locuzione sembra toccare lateralmente un tema caro a sociologi ed economisti, quello dell’ immobilità inter-generazionale.
Oggi l’Italia spicca nella classifica internazionale come uno dei paesi industralizzati dove la ricchezza familiare pesa di più nell’economia, ma anche come una delle economie avanzate più immobili socialmente. Un paese, cioè, dove le opportunità, le carriere e i destini di vita dei figli e delle figlie sono inesorabilmente interconnesse a quelle dei propri genitori. È oggi, in altre parole, molto facile indovinare la posizione socio-economica delle figlie e dei figli nella scala nazionale a partire da quella dei padri e delle madri.
Sia chiaro, questo vale per molti paesi. In Italia, tuttavia, le disuguaglianze economiche fra i genitori oggi si trasformano, più di quanto avviene in altri paesi economicamente avanzati, in disuguaglianze di opportunità di vita per le generazioni a venire. Succede sempre di più per il reddito e per la ricchezza e, come ha evidenziato uno studio di Bankitalia del 2018, sembra che sia sempre più vero anche per l’istruzione, generalmente indicata come base essenziale per l’efficace funzionamento del cosiddetto “ascensore sociale”.
Uno dei meccanismi principali, certamente non l’unico, attraverso i quali le disuguaglianze economiche si cristallizzano di generazione in generazione è quello legato ai trasferimenti di ricchezza via eredità o donazioni in vita. Questo flusso di trasferimenti valeva nel 2016 circa 210 miliardi di euro, ovvero il 18,5% del reddito disponibile totale delle famiglie italiane. Due decenni prima, il flusso dei trasferimenti di ricchezza ammontava, invece, a circa 60 miliardi di euro, il 9,6% del reddito disponibile. Non solo: il peso della ricchezza che “viene dal passato” è quasi raddoppiato in relazione al reddito delle famiglie italiane proprio mentre crollano i loro tassi di risparmio.
I dati Ocse mostrano infatti che l’Italia passa dall’essere l’economia col più alto tasso di risparmio al mondo (ad esclusione della Cina) col 16% nel 1995 a essere un’economia con tassi di risparmio modesti, pari al 3,2% nel 2016. In altre parole, sempre più ricchezza viene accumulata grazie a trasferimenti ereditati e sempre di meno viene accumulata grazie ai risparmi. È la misura di quanto rilevato in un nuovo studio scritto insieme a Paolo Acciari e pubblicato sulla collana dei working papers della National Bureau of Economic Research. In questo lavoro, per la prima volta nel nostro paese, abbiamo analizzato in maniera sistematica il patrimonio di dati amministrativi del ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) relativi a tutte le dichiarazioni di successione presentate a nome dei deceduti ogni anno a partire da metà anni 90. Si tratta dunque di dati che descrivono il patrimonio finanziario e immobiliare (al netto dell’indebitamento) che entra in successione e viene dunque suddiviso fra gli eredi che subentrano nella proprietà.
Il nuovo lavoro mette in evidenza come il valore medio dei lasciti ereditari individuali degli italiani sia aumentato nel tempo passando, tenendo fermi i prezzi al 2016, da 200mila euro a 300mila euro circa nel periodo che va dal 1995 al 2016. Questa media nasconde ovviamente differenze molto forti. Analizzando i dati più a fondo si conferma che il valore dei lasciti medi cresce al crescere dell’età: nel 2016 il lascito medio dei deceduti fra i 40 e i 50 anni vale 200mila euro circa per salire a poco più di 300mila euro per i deceduti oltre gli 80 anni. I patrimoni lasciati in successione dalle donne sono in media inferiori di circa 50-60mila euro rispetto a quelli degli uomini. Inoltre, mentre nella metà degli anni 90 un divario di genere sembrava persistere per tutti i gruppi di età superiori ai 40 anni, negli ultimi anni questo divario appare annullato con l’eccezione degli individui con almeno 60 anni.
La differenza del valore dei lasciti medi fra nord, centro e sud del paese è molto accentuata. Se al nord e al centro i lasciti ereditari medi sono pari a circa 325mila euro, al sud e nelle isole il valore è inferiore di circa 125 mila euro. La tendenza alla crescita dei lasciti nel tempo appare invece in linea con quella nazionale e il valore medio è cresciuto negli anni per ogni genere, gruppo di età e area del paese. I patrimoni lasciati in eredità non aumentano solo di valore, ma diventano anche sempre più concentrati nelle mani di pochi. Ad esempio, i lasciti di almeno un milione di euro ammontavo a circa l’1% del totale nel 1995 e valevano il 18,7% del valore di tutti i lasciti; nel 2016 circa il 2,5% dei trasferimenti totali era superiore al milione per circa il 25% del valore totale. E questo è rilevato senza neppure correggere i valori per eventuali omissioni di dichiarazioni dovuti ad evasione fiscale o al fatto che alcune tipologie di patrimonio non sono soggetti a tassazione.
Per di più, a fronte dell’aumento dell’incidenza dei patrimoni ereditati e ricevuti in donazione nella nostra economia e all’aumento della loro concentrazione, non si è registrato un parallelo aumento delle entrate fiscali dalla tassazione di donazioni e successioni. Al contrario, in seguito ad una serie di riforme che hanno ridotto il peso e l’efficacia delle imposte di successione nel nostro ordinamento tributario, queste entrate sono bruscamente calate (fino ad annullarsi in alcuni anni) nello stesso periodo in cui cresceva il valore dei trasferimenti finanziari potenzialmente soggetti a tassazione: valevano circa lo 0,15% delle entrate totali a fine anni 90, si sono azzerate fra il 2001 e il 2006 per poi stabilizzarsi poi intorno allo 0,05% delle entrate totali negli ultimi anni.
Data l’importanza che i trasferimenti di ricchezza intergenerazionale occupano nell’influenzare l’uguaglianza dei punti di partenza di tutti noi e la percezione stessa di equità dell’attuale distribuzione della ricchezza, appare opportuno mettere in discussione, con urgenza, il trattamento di favore che il nostro sistema tributario attribuisce ai doni e alle eredità (che per definizione non dipendono dal “merito” di chi li riceve), a fronte del trattamento ben più sfavorevole riservato ai redditi da lavoro.
Diverse potrebbero essere le strade di riforma, come quella del Forum “Disuguaglianze e Diversità”, che stima un’ aumento dell’incidenza delle entrate fiscali di circa 10 volte, esentando tutti i trasferimenti inferiori a 500mila euro e prevedendo una progressività soprattutto sulle eredità ricevute al di sopra del milione. Questo tipo di riforme porterebbero l’Italia in linea con altri paesi di simile costituzione economica, come Francia, Giappone, Regno Unito e Germania. Sarebbe importante che il governo ne tenesse conto nel valutare le possibili direzioni verso le quali indirizzare lo sforzo in corso di riforma organica del fisco.