La Lettura, 18 ottobre 2020
Lo zifio è un delfino da record
Duecento anni fa, quando lo zifio fu descritto dallo zoologo francese Georges Cuvier, nessuno avrebbe pensato che un giorno un gruppo di studiosi avrebbe speso cinque anni di ricerche per documentarne le immersioni. Noto anche come balena dal becco (ma in realtà è un delfino), lo zifio fu infatti descritto sulla base di un cranio fossile trovato nel 1804 sulle coste della Provenza. Altri fossili documentano la sua esistenza negli oceani da 5 milioni di anni, ma la specie, rara e poco nota, vive tuttora negli oceani ed ha ottime capacità di resistenza sott’acqua.
Fra gli animali marini che respirano ossigeno atmosferico, pochissime sono le specie capaci di tuffarsi oltre i mille metri di profondità: la tartaruga liuto (1.280 m), l’elefante marino (1.500 m) e il capodoglio (2.035 m). Le osservazioni di Nicola Quick e dei suoi colleghi della Duke University (Usa) assegnano oggi allo zifio i record di profondità e durata d’immersione. Per nutrirsi di calamari e pesci, questi cetacei si spingono fino a 3 mila metri e rimangono sott’acqua per tempi lunghissimi: il massimo registrato è di 2 ore e 12 minuti. Almeno un’ora prima l’animale ha già esaurito tutte le sue scorte di ossigeno, comprese quelle immagazzinate nei muscoli.
Quando la durata dell’immersione non supera la mezz’ora, bastano due minuti per riempire i polmoni prima del tuffo successivo. I tempi si allungano se l’immersione dura di più: si è visto uno zifio scomparire di nuovo sott’acqua dopo 20 minuti da un’immersione di due ore, mentre un altro, rimasto sott’acqua per 78 minuti, ha trascorso quasi quattro ore a fare tuffi più brevi prima della successiva missione di foraggiamento.