Il Sole 24 Ore, 18 ottobre 2020
Italia record nell’aumento del debito
La crisi del Coronavirus ha prodotto in Italia il più imponente aumento del rapporto fra debito e Pil nell’Eurozona. Per la crescita, invece, la graduatoria si ribalta: perché secondo le previsioni ufficiali il nostro Paese arriverà a fine 2021 con un Prodotto interno lordo 3,5 punti sotto i livelli del 2019, con una flessione inferiore solo a quella che si registrerà in Spagna e Portogallo.
I numeri arrivano dal confronto fra i programmi di bilancio che i Paesi dell’area euro hanno inviato alla commissione Ue entro la scadenza del 15 ottobre. Scadenza rispettata da tutti tranne che dall’Italia e da Cipro: nel caso italiano, quindi, le cifre sono quelle della Nota di aggiornamento al Def approvata a inizio ottobre, ora trasfuse nel Documento programmatico di bilancio esaminato nelle scorse ore dal consiglio dei ministri.
La pandemia ha ovviamente colpito duro in quasi tutti i Paesi, con un picco in Spagna e Francia che sono gli unici a indicare nei documenti ufficiali una caduta del Pil a due cifre (-11,2% a Madrid, -10% a Parigi). L’Italia, con il suo -9% che punta a smentire le previsioni più nere di Fmi e Commissione Ue grazie al rimbalzo realizzato in estate, segna comunque la terza caduta più intensa dell’Eurozona.
La gelata, che si incrocia con un quadro di finanza pubblica già affaticato dalla stagnazione, produce il secondo deficit dell’area euro, un -10,8% superato dal -11,2% della solita Spagna. Contraria la situazione della Germania, che nonostante il maxi-stimolo fiscale messo in campo per contenere le ricadute economiche dell’emergenza sanitaria se la cava con un deficit del 5,8%: mostruoso per la Berlino dello Schwarze Null, ma inferiore alla metà del disavanzo italiano.
È l’effetto combinato di caduta dell’economia e impennata dell’indebitamento netto a collocare a Roma l’aumento record del debito/Pil da Covid, cioè dell’indicatore più importante per misurare le prospettive dei conti pubblici. Il +23,4 che separa il 134,6% di fine 2019 dal 158% indicato per quest’anno supera di un decimale il +23,3 registrato da Madrid, che comunque porta il debito spagnolo al 118,8%. La risalita del debito è intensa anche in Grecia (+20,8) e Francia (+19,4). La Germania indica un +11,4.
I 100 miliardi di indebitamento netto che hanno dato risorse ai tre decreti anticrisi di marzo, maggio e agosto sono solo uno dei motori del debito italiano. Perché già il programma di finanza pubblica 2020 scritto nella Nota di aggiornamento al Def dello scorso anno prevedeva 9 decimali di Pil di debito in più rispetto al tendenziale, gravato dalle solite clausole Iva che finalmente a maggio scorso sono state cancellate in via definitiva. Il resto arriva dalla caduta delle entrate, che si fermano 56,2 miliardi sotto i livelli del 2019.
Secondo i calcoli del governo, a fine anno il debito sarà a 2.470,3 miliardi, cioè 194 miliardi sopra lo stock del 2019. E a fine 2023 l’aumento rispetto allo scorso anno sarà di 503 miliardi.
Per evitare che il valore assoluto del debito diventi un problema troppo serio da gestire serve la crescita. Quella messa in programma dal governo non difetta di ambizione, soprattutto per il 2022-2023 secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio. Ma in Europa c’è chi punta più in alto. A partire dalla Francia, che mette in programma un +8% contro il +6% italiano, e dalla Spagna che punta a un +7,2 contando anche su 2,5 punti di Pil aggiuntivi prodotti da aiuti europei e misure nazionali di politica economica. Una spinta molto più alta rispetto al +0,9 che separa il nostro tendenziale dall’obiettivo del governo, alimentata però da un fabbisogno 2021 per il settore pubblico che Madrid colloca a 196,1 miliardi.
L’intensità della pandemia riempie inevitabilmente di incognite gli obiettivi del rimbalzo 2021. Con i numeri pensati oggi, in ogni caso, l’Italia chiuderebbe il prossimo anno con un Pil inferiore del 3,5% rispetto al 2019, meglio solo di Spagna (-4,8%) e Portogallo (-3,6%), mentre la Francia arriverebbe a -2% e la Germania, ancora una volta in testa fra i grandi dell’euro, si attesterebbe a -1,7%.