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 2020  ottobre 18 Domenica calendario

Intervista a Inès de la Fressange

Inès de la Fressange ha iniziato la sua attività di modella a 17 anni ed è diventata subito famosa. Ancora oggi è un’icona di stile la musa dell’alta moda. Nel 2013 ha rifondato il suo marchio Inès de la Fressange Paris, incarnazione moderna dello «chic parigino». La sua gioventù è stata caratterizzata da un padre aristocratico e eccentrico, dalla sua bellissima madre argentina e da una nonna ebrea, con una personalità straordinaria.
Lei ha esordito non ancora diciottenne nel mondo della moda...
«È stato un caso… Come per tanti nel mondo della moda, non c’è stato nulla di programmato, anche se ho sempre amato i vestiti. Quando ho iniziato a lavorare come modella studiavo storia e pensavo a un piccolo lavoro per avere un po’ di soldi in tasca. A farla corta, ho imparato strada facendo».
A 25 anni è diventata la musa di Karl Lagerfeld e ha firmato un contratto esclusivo con Chanel. È stata un’esperienza importante?
«Per me è stata la prova che non si deve mai dare retta agli altri: la maggior parte delle persone che conoscevo allora disapprovava la mia decisione. Io credo che per riuscire bisogna prendersi dei rischi».
Che ricordo ha di Karl Lagerfeld?
«Amava scherzare ma non con i fotografi, non era mai soddisfatto del suo lavoro anche se andava fiero di ciò che aveva fatto, lavorava tantissimo anche se non lo ostentava, preferiva apparire come un dilettante e aveva una grande cultura ma ignorava la psicoanalisi».
Si dice che quando impersonò la «Marianne», Lagerfeld trovò la sua decisione troppo borghese e questo portò alla vostra separazione. Da allora lei ha creato il suo marchio, aperto un negozio in Avenue Montaigne, e non si è più fermata...
«Sì, ma trovo noioso parlare del passato come una vecchia diva del Sunset Boulevard! Troppo narcisismo conduce alla follia».
Come è cambiato nel tempo l’abbigliamento femminile?
«Oggi ognuno si può mettere quello che gli pare. È divertente vedere che ci si può presentare a una serata in abbigliamento casual. La cosa sbalorditiva è che alla fine, con tutta questa libertà, a volte c’è qualcuna che torna al look da Barbie. Ma anche questo è un diritto».
Lei come veste?
«Maluccio! Con abiti molto semplici e per nulla alla moda, ma con accessori sofisticati. Come le scarpe e le borse di Roger Vivier. Lo chiamano stile ma in realtà sono un’impostora con scarpe fantastiche».
È considerata la parigina per eccellenza. Qual è la sua relazione intima con Parigi?
« Bisogna amare la città per essere un parigino. Non è una nazionalità, è uno spirito. Sono 4 città e 200 villaggi riuniti: è schizofrenica ma affascinante. Fatale».
Oltre a Parigi, lei ama la Provenza. Perché?
«È lí che mi sono innamorata del padre delle mie figlie, e per me è un tutt’uno . Ma potrei anche rispondere che Cezanne, Van Gogh, Gauguin, Giono, Picasso hanno amato questo posto perché la luce è incredibile. E solo l’amore è più forte della luce».
Recentemente ha pubblicato su Elle magazine una tiratura di poche copie di Le Journal d’Inès. Come mai ha deciso di diventare un editore e una blogger?
«Sí, ed è stato un grande successo! Non saprei spiegare il perché, io faccio solo quello che mi piace. Forse è proprio l’onestà la chiave».
E perché ha creato «La Lettre d’Inès» che ora è diffusa in tutto il mondo?
«Anche questo è un progetto estemporaneo, una lettera a un’ amica che è lo spunto per parlare di un libro, un film, anche non di stretta attualità e poi indirizzi parigini, ma non cose sponsorizzate. É diventata molto popolare anche se non la pubblicizzo».
Questa pandemia cambierà la moda ?
«La moda cambia comunque e tutto influisce, l’ambiente e la consapevolezza del cambiamento climatico, il tempo, l’aumento della popolazione, tutto partecipa e influisce. La moda spesso precede i tempi e si evolve prima ancora degli esseri umani».
Quale stilista l’ha influenzata di più?
«Col tempo capisci quello che a 20 anni non avevi compreso: Yves Saint-Laurent che parlava di semplicità, ad esempio».
Lei era amica di Kenzo, il grande stilista giapponese morto di recente di Covid19?
«Si, è stato il primo a portarmi a una sfilata di moda. Io ero come Bambi, molto timida, ma anche lui lo era. La sua morte mi ha molto addolorato, era un grande creativo».
Pare che lei sia anche una brava madre di famiglia e ami stare con le sue figlie, Violette e Nine nate dal suo primo marito, Luigi d’Urso. Che tipo di madre è?
«Una buona madre perché so di non essere perfetta. Hanno avuto un padre d’eccezione e sono orgogliosa di loro. Nine fa l’attrice e assomiglia a Audrey Hepburn. Violette è una ricercatrice di storia e filosofia medievale e sembra Brigitte Bardot».
Che consiglio darebbe alle donne che vogliono conservare la fiducia in se stesse malgrado il passare degli anni?
«Di avere cura degli altri, mantenere viva la curiosità e non ripiegarsi su se stesse. E evitare il botox… sorridere è meno costoso e fa molto meglio!».
Sexy e comodo. Come si conciliano?
«Se una donna si sente sexy è anche a suo agio. Personalmente preferisco i termini sensualità e casual». 
(Traduzione di Carla Reschia)