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 2020  ottobre 17 Sabato calendario

Intervista alla trader Silvia Vianello

Immaginate di conoscere una docente universitaria che ha insegnato in Bocconi, a Parigi, New York e Houston. La stessa ha poi ricoperto la carica di direttore marketing di Maserati per 24 Paesi in tre continenti. E nel 2018 è stata inserita dalla rivista Forbes tra le 100 donne italiane di maggior successo al mondo. Immaginate poi che questa donna vi dica che oggi il marketing, le lezioni e l’aiutare le persone a trovare lavoro siano diventate semplicemente un hobby. Perché da due anni ha rimescolato le carte. E vive di trading. Pensate sia possibile? Si, se parliamo di Silvia Vianello, una delle poche donne trader italiane. Probabilmente l’unica a rispondere gratuitamente nelle storie sul suo profilo Instagram (profsilviavianello) alle domande, insegnando il suo trading.
Come mai ha cambiato vita?
«Nonostante i miei lavori mi piacessero molto non mi sentivo libera. Mi sentivo come un criceto nella ruota. Ed è per questo che ho cominciato a studiare il mondo del trading. Confesso che all’inizio è stata dura. Ci sono molte pubblicità ingannevoli e quindi, pur essendo da tempo appassionata, non mi fidavo perché temevo di incappare nelle numerose truffe online. Poi ho capito che bisogna studiare dai vincenti. Quelli che abbinano agli insegnamenti le performance che ottengono e lo sharpe ratio, la performance ponderata sul livello di rischio. Così ho conosciuto il trading matematico».
Nel trading si parla di statistiche. Il suo approccio è invece “matematico”. Un cambio di paradigma?
«Il trading statistico si basa sul mettersi in favore delle probabilità. Ma si è sempre in balìa dei mercati. Il mio trading invece è matematico, nel senso che il rischio viene definito prima di entrare a mercato. In altre parole, prima di aprire un’operazione, grazie all’utilizzo di determinati software, già conosco quale sarà nella gestione della posizione la mia massima perdita. Per questo opero principalmente con le opzioni, che possiamo considerare come delle forme di “assicurazione”. Così come quando si compra una casa o un’auto ci si assicura da furti, incendi o incidenti, anche chi acquista azioni dovrebbe fare la stessa cosa con le opzioni. Non c’è nessuna persona al mondo che ti può dire se una azienda salirà, scenderà o ti può evitare il cigno nero. Quindi chi fa trading seriamente deve coprirsi e deve già conoscere le strategie per gestire la posizione quando il mercato ti va contro. La maggior parte dei trader perde perché non si tutela dai rischi e non conosce le tecniche di gestione della posizione. Se il mercato va dall’altra parte si tende a mantenere la perdita sperando che un giorno il vento cambi. Qui entra in gioco l’ego, il primo nemico per un trader».
Un esempio di operazione?
«Una delle mie strategie preferite si chiama “married put”. Seleziono un titolo di un’azienda solida dell’indice S&P 500, che conosco bene, e sulla quale ho una visione rialzista nell’arco di 6-12 mesi. A quel punto compro le azioni al prezzo di mercato, ipotizziamo 100, e compro contemporaneamente un’opzione put fissando lo strike ad un certo prezzo, supponiamo ad esempio lo stesso prezzo a cui l’ho acquistata. In questo modo mi garantisco il diritto di poter vendere alla scadenza, comunque vada, quelle azioni al prezzo al quale le ho pagate. Quindi se i titoli dovessero scendere sono coperta dall’opzione. Se salgono vado in profitto. L’unico costo deriva dall’opzione/assicurazione, che però conosco in anticipo e mettiamo che ammonti al 5%. Su questo costo posso lavorarci per ridurlo scegliendo ad esempio titoli che distribuiscano dividendi e gestendo nel tempo la posizione. Proprio perché nel corso della vita dell’opzione il titolo oscilla. Se il prezzo sale oltre lo strike vado a rinegoziare l’opzione put e la sposto sempre più in alto fino a coprire interamente il costo dell’assicurazione, realizzando quella che in gergo si chiama un’operazione che diventa “bullet proof”: a quel punto se il titolo continua a crescere è tutto guadagno, ma se scende non perdo».
Adotta anche altre strategie?
«Più aggressiva della “married put” c’è la “sell put”. In questo caso vendo put, prendendo come base sempre società dell’S&P 500, su cui ho una visione rialzista. Vendo la put, cioè incasso subito un premio da chi la compra che a sua volta si riserva il diritto di vendermi ad una certa data le azioni a un prezzo prestabilito fissato dallo strike da me scelto. Ipotizziamo che un titolo quoti 100 e io venda una put a 90. Se il titolo dovesse scendere sotto lo strike e se dovessi “farmi assegnare” (cioè essere costretta a comprare le azioni) nella peggiore delle ipotesi mi ritrovo ad acquistare a sconto (90) un titolo che, nel caso avessi dovuto comprare direttamente le azioni, avrei pagato 100. Tuttavia anche in questo caso è decisiva la gestione della posizione. Nel caso il mercato remi contro, prima di farmi assegnare, posso gestire la posizione rollando l’opzione e tirando in basso lo strike di settimana in settimana. Con la possibilità di trasformare una perdita in guadagno. Quando rinegozio l’opzione mi sto garantendo un profitto nel tempo, perché incasso ancora ad ogni roll. Con il trading matematico basato su opzioni non tradiamo i prezzi, ma tradiamo il “tempo”».