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 2020  ottobre 17 Sabato calendario

QQAN20 1QQAN40 Menzogne e sortilegi di Elsa Morante

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René de Ceccatty – già autore di biografie su Pasolini e Moravia – si cimenta questa volta con i 73 anni di vita di Elsa Morante (1912-1985) e infrange un monito della stessa autrice: “La vita privata di uno scrittore è pettegolezzo”. Lo studioso francese, sabotando “il patto del silenzio” che coinvolge amici e testimoni, restituisce un ritratto umano impietoso.
Spazzate via reticenze e depistaggi, emergono dettagli eclatanti. Elsa non sarebbe figlia di Augusto Morante ma del siciliano Francesco Lo Monaco, impiegato delle poste, che avrebbe avuto una relazione con la madre Irma Poggibonsi. Elsa si sarebbe prostituita in giovanissima età e concessa a protettori benestanti per mera sussistenza. Elsa, insoddisfatta della vita sessuale con il marito Alberto Moravia, lo avrebbe tradito più volte, intrattenendo diverse relazioni in parallelo.
A volume ultimato si intuisce questa urgenza di demistificare: indagare la vita è indagare l’opera letteraria e comprenderla più a fondo. De Ceccatty, nel suo Elsa Morante. Una vita per la letteratura edito da Neri Pozza, muove sì dalla volontà di celebrare il valore letterario della scrittrice ma anche di toccare da vicino il monumento e smettere di guardarlo con timore reverenziale. A cominciare da una constatazione sulla sua fortuna: “È innegabile che il suo status di moglie del più celebre romanziere italiano abbia giocato un ruolo, così come il fitto sistema di relazioni d’amicizia e professionali che si era andato tessendo intorno a questa coppia in vista”.
Quando Morante, grazie all’intercessione della “papessa dell’editoria” Natalia Ginzburg, pubblica nel 1948 Menzogna e sortilegio tutti i big della casa editrice Einaudi si prodigano per farle vincere il premio Viareggio. Lo testimoniano diverse lettere che documentano trattative e maneggi. Così come fu una passeggiata trionfare allo Strega nel 1957 con L’isola di Arturo. Morante non esitava a ricorrere ad amici e conoscenti sollecitandoli a scrivere articoli che la elogiassero, sebbene riuscisse allo stesso tempo a preservare la propria indipendenza. “Era tipico della Morante cercare gli ossequi, ma non ricambiare gli altri con la stessa generosità, salvo quelli che sentiva dipendenti da lei o che giudicava incompresi o comunque privi della fama che avrebbero meritato”. Con lo stesso Moravia, suo marito per un quarto di secolo, fu sempre arcigna. Moravia non lesinava mai elogi sul talento di sua moglie mentre lei sosteneva che Alberto non aveva dato ancora il meglio di sé. Con Pier Paolo Pasolini, amico di vecchia data, arrivò a una rottura insanabile quando lui stroncò senza appello La Storia (a onor del vero si dice che l’animosità di Pasolini fosse dovuta al fatto che Elsa avesse preso le parti di Ninetto Davoli quando il giovane caratterista decise di abbandonarlo). Prima ancora, allergica alle interferenze, si oppose con tutta se stessa quando Pasolini cercò di arruolare per il suo Decamerone la nipote Laura Morante, che in seguito farà una fortunata carriera di attrice.
Elsa Morante è una donna ingestibile perché preda di ombre e di umori indomabili: “Libera dalla costrizione delle relazioni professionali, non ricorre mai alla minima ipocrisia, non indossa maschere. Si permette di insultare e rompere con le persone senza preoccuparsi delle conseguenze delle sue azioni e delle sue parole. Col risultato di consacrarsi a una gigantesca solitudine”. Preferisce la compagnia di un ristretto cerchio magico di artisti, spesso omosessuali. De Ceccatty scrive al riguardo: “Unica donna in mezzo a loro, regnava”. Perde la testa per Luchino Visconti, ovviamente non contraccambiata. In una lettera del gennaio 1953 scrive disillusa al regista: “Non sono mai stata amata da nessuno, e quindi non ho mai pensato seriamente che tu potessi amarmi”. Ma la passione più divorante è per Bill Morrow, pittore americano bohémien. Lo sistema insieme al suo compagno in uno dei suoi appartamenti di Roma. Costringe Moravia e Guttuso a scrivere su di lui e la sua produzione artistica. Fra i rari acquirenti dei quadri di Morrow c’è Anna Magnani. Quando il pittore si toglierà la vita, Morante precipiterà in una forte crisi depressiva.
Il finale di vita è drammatico. Qualche mese dopo l’uscita della sua ultima fatica, Aracoeli, nella primavera del 1983 tenta il suicidio. Viene salvata dalla governante ma subito dopo le viene diagnosticata un’idrocefalia che la costringe a letto in una clinica romana fino al decesso per infarto il 25 novembre 1985.
Il fatto che la figlia di un’insegnante, dalla nascita illegittima, cresciuta a Trastevere, e dopo le nozze con il romanziere italiano più celebre diventi a sua volta la narratrice italiana più illustre è la fiaba che racconta la sua vita. Lalla Romano ebbe a dire: “Ognuno di noi è unico. Ma Elsa lo era di più”.