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 2020  ottobre 17 Sabato calendario

Periscopio

Se tu paghi la gente che non lavora e la tassi quando lavora, non essere sorpreso se produci disoccupazione. Milton Friedman, premio Nobel per l’economia.
Il capitalista è un animale in via di estinzione. Le multinazionali ne stanno annullando l’identità. Il suo deprecato cinismo verrà cosi elevato a crudeltà del sistema. Franco M. Scaldaferro, Aritmie del sentimento. Supernova, 2003.

Non so cosa voglio dalla vita, ma so che voglio la vita. Un desiderio chiaro, che proviamo tutti in questo momento: non ammalarsi, non far ammalare nessuno, star svegli e passare la nottata. Edoardo Albinati, scrittore (Nicola Mirenzi). Huffington Post Italia.

Quando gli uomini o, più esattamente, le donne sanno leggere e scrivere, comincia il controllo della fecondità. Emmanuel Todd, Après l’Empire. Gallimard, 2013.

Vorrei che l’Italia somigliasse alla Germania che amo clamorosamente. I tedeschi sono liberi e responsabili come lo sono i luterani rispetto a noi cattolici. Detesto invece i francesi che da sempre impediscono, subdolamente, che si faccia l’Europa. Claudio Velardi (Giancarlo Perna). Libero.

Ora che ha compiuto 84 anni, Berlusconi va celebrato come eroe della resistenza. Non quella storica e partigiana, si intende, ma della resistenza umana. Nessun organismo vivente infatti avrebbe saputo resistere, abbozzando pure un sorriso, a tutti gli assalti che si sono abbattuti e concentrati su di lui e così a lungo. Marcello Veneziani. Panorama.

Urge uno sforzo di fantasia per unificare un mondo politico (quello di centro destra) che, pur essendo maggioranza nel paese, senza un progetto verrà spazzato via come il Libano di oggi. Tante culture, tante religioni, ma troppe piccole tribù in costante lotta tra loro. Il rischio è che facciano la fine dei dieci piccoli indiani del romanzo di Agatha Christie: nessuno è rimasto. Luigi Bisignani. Il Tempo.

Divine crudeltà: Ludwig van Beethoven è stato l’unicio a non poter ascoltare la Nona di Beethoven (un’opera così sublime che persino l’anarchico Bakunin disse che la Rivoluzione avrebbe spazzato via tutto ciò che era borghese, tranne la Nona) perché quando la compose era già sordo. Galileo Galilei, il cui massimo piacere era scrutare il firmamento, divenne cieco negli ultimi anni della sua vita. Ambrogio Fogar, che aveva il movimento come mito, è rimasto, negli ultimi 13 anni della sua vita paralizzato dalla testa in giù. «L’unica scusa di Dio», ha detto uno scrittore francese di cui non ricordo il nome, «è di non esistere». Massimo Fini, Il Ribelle. Marsilio, 2006.

Gramsci, che amava Giordano Bruno, disse che quella morte tra le fiamme fu più un dramma europeo che italiano. Voleva dire che un’esperienza come quella di Bruno non sarebbe più stata possibile in Italia. La partita si era chiusa e la Chiesa aveva vinto. Da quel punto in poi, come commentò Paolo Sarpi, il nostro paese sarebbe vissuto solo in maschera, dissimulando. Michele Ciliberto, biografo di Giordano Bruno (Antonio Gnoli). la Repubblica.

Quella notte sul Piave in realtà Hemingway avrebbe dovuto morire. Infatti oltre alla mitragliatrice che l’ha ferito al ginocchio, l’8 luglio 1918 diceva la sua anche la Minenwerfer, un mortaio pesante a corta gittata che gli austriaci usavano per demolire fortificazioni, ostacoli e reticolati di filo spinato. E una granata da 170 millimetri lanciata da una di queste bombarde esplose di fianco di Hemingway che allora era un giovane autista di ambulanze americane, arrivato al fronte per distribuire cioccolata e sigarette ai fanti, e che invece, come un pazzo, sfidava il fuoco nemico per recuperare i feriti. La granata era destinata all’allora sconosciuto Ernest Hemingway. In qualche modo aveva il suo nome scritto sopra, era il suo destino. Invece, tra le schegge letali e il futuro premio Nobel, si frappose, per caso, il corpo di un anonimo fantaccino italiano, che, senza volerlo, fece da scudo umano all’americano e gli salvò la vita, morendo al suo posto. Ernest Hemingway. Maurizio Pilotti. Libertà.

Tra i primi a scomparire fu Leone Ginzburg che non ebbe il tempo di vedere uscire, nel marzo 1934, il primo numero della rivista Lettura. Fu arrestato, condannato, e poi ancora, durante la guerra, venne internato a Pizzoli, un paesino in Abruzzo. Liberato nel 1943, dopo l’8 settembre, si diede alla vita clandestina, fu nuovamente arrestato, e morì in carcere, dopo torture, nel marzo del 1944. Giulio Einaudi, Frammenti di memoria. Rizzoli, 1988.

Il goscismo italiano impallidiva davanti al goscismo tedesco, che ebbe tra le sue fonti la Scuola di Francoforte (mentre qui da noi, al posto di Walter Benjamin, Max Horkheimer, Th.W. Adorno, Siegfried Kracauer, c’erano antiche glorie d’oratorio come Toni Negri, professorini sanguinari e tirabaci come Adriano Sofri, clown volontari e involontari come Mario Capanna e Dario Fo… praticamente I mostri di Dino Risi). Diego Gabutti, Informazione corretta.com

Noi eravamo i sopravvissuti di una delle pagine più nere dell’umanità. Nessuno allora immaginava che le nostre disgrazie non avrebbero impedito la costruzione di nuove fabbriche di annientamento. Dopo il 1945, la litania iniziata da Buchenwald, Dachau, Mauthausen, Sobibor, Auschwitz, Birkenau, Dora, Grosso-Rosen si è disgraziatamente arricchita di nuovi posti di martirio: i goulag della Kolyma e gli ospedali psichiatrici sovietici, il genocidio della Cambogia, la Rivoluzione culturale cinese, i campi vietmins. Il ventesimo secolo nascondeva altre riserve di follia. Hélie de Saint Marc, Les champs de braises. Perrin, 1995

Un sabato, a Trento, era previsto un discorso di padre Lombardi, il gesuita che incantava le folle, detto «il microfono di Dio». Mia madre, eccitata, mio padre bonariamente incuriosito, io indifferente perché sapevo che il prete era un’invenzione del Vaticano per controbilanciare Pajetta. Accontentai mia madre e l’accompagnai al raduno in piazza Duomo, gremita di folla e bandiere scudate. L’aiutai a farsi largo fin quasi sotto il podio, mentre mio padre, per non tradire il socialismo, si era fermato sotto il portico dell’albergo Venezia con il toscano acceso. Rolly Marchi, Ride la luna. Mursia, 1979.

La voce assonnata del controllore gridava, sul treno, il nome delle stazioni. Il convoglio viaggiava nel buio. Fuori, si vedevano cataste di barbabietole, grigie nel buio come cumuli di teschi, stavano allineate sulle banchine pronte per il carico; ancora paesini e barbabietole, barbabietole e paesini. Heinrich Boll, Biliardo alle nove e mezzo. Mondadori, 1959.

In Italia, le cose ben fatte sono solo quelle vietate. Roberto Gervaso.