il Fatto Quotidiano, 16 ottobre 2020
Vietnam, il nuovo miracolo d’Asia
Altoparlanti e manifesti per strada. Pubblicità in tv. Messaggi alla radio e annunci sui giornali. Ad Hanoi, da principio e ovunque, le autorità hanno deciso di ripeterlo giorno e notte ai quasi cento milioni di cittadini: bisogna fermare, isolare e annientare il Covid-19. E i vietnamiti ci sono riusciti: in tutto sono solo 35 le persone decedute per Corona dall’inizio della pandemia. Tra i 1.124 casi di infezione le guarigioni registrate sono state ufficialmente 1.030.
Superato il picco di fine luglio, la linea che tratteggia la diffusione dei contagi nel Paese si è abbassata fino a quasi sfiorare lo zero. Chiuso in gabbia il virus, evitate le sue catastrofiche conseguenze economiche, mercati ed aziende del Vietnam sono rimasti aperti. E hanno prosperato.
È stato il ritmo di crescita dell’economia che si è arroccato intorno a uno straordinario 3% annuale – mentre il resto del mondo annaspa e i mercati tremano – e le percentuali degli scambi commerciali nella regione asiatica e con il resto del mondo che raddoppiano di anno in anno, a generare la profezia degli specialisti finanziari: il Vietnam è destinato a diventare il Paese dalla crescita economica più veloce al mondo. Gode di un’economia “resiliente” e ha all’orizzonte “prospettive positive”, come si legge nel report del luglio scorso della Banca mondiale. Una nuova Cina, ma in scala minore. Come hanno scelto di fare gli autocrati del Dragone, i membri del politburo di Hanoi hanno varato in questi ultimi anni finanziamenti per istruzione, opere pubbliche ed infrastrutture, che a cascata hanno alimentato produzione e commercio. Come il Covid-19, però rimane assente nel Paese anche l’opposizione al potere rosso. Stretto tra Cina e Cambogia, lo Stato rimane gestito da ininterrotte decadi dal Partito comunista dalla fine del conflitto. Dopo Giappone, Sud Corea e Cina, potrebbe essere il Vietnam il nuovo “miracolo asiatico”, un miracolo che si prospetta già doppio, che si palesa in un’oasi rimasta quasi intatta in un mondo trasformatosi in lazzaretto per il virus.