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 2020  ottobre 16 Venerdì calendario

La ragazza che alleva cani per difendersi dai lupi

VELO VERONESE — Albeggiava, «i cani hanno cominciato ad abbaiare. Allora ho preso Rocky e sono uscita». Ed era un abbaio che non segnalava una volpe, un gatto, un cane sperso, «e li ho visti lassù, sotto quell’albero solitario. Erano le 5,46». Quattro lupi in ricognizione. Cinquanta metri più sotto, nella valletta ancora buia della Lessinia, le 50 pecore addormentate di Silvia. I suoi cani hanno fatto il resto abbaiando, i lupi se ne sono andati nel bosco. Prima lezione: «Il lupo è opportunista. Valuta la situazione, calcola il rischio, decide se gli conviene entrare in azione. Ma basta una dissuasione forte e se ne va». Silvia Montanaro è esperta di lupi e di cani, anche se dice «ci sono di ben più esperti di me, scienziati, professori. Io vivo in montagna, allevo pecore e cani, insegno a quelli come me», tipo che non è necessario sparare agli animali selvatici che aggrediscono pecore e vacche. Basta un cane. Ma che cane.
Banana, ad esempio. Due mesi di vita, in città lo definirebbero un batuffolo. Madre maremmana, padre maremmano abruzzese. Carattere già definito. Determinato, osservatore, senza paura. Socievole con gli umani. Quando sarà adulta, Banana avrà una altezza al garrese di 60/68 centimetri (poi c’è la testa), e peserà tra i 30 e i 40 chili. È un cane antilupo, un cane da guardiania, che di giorno per lo più dorme, ma la notte veglia e custodisce il gregge, che è la sua famiglia.
In Veneto, come qui nella frazione Vanti di Velo Veronese, e su tutto l’arco alpino, e ovunque ormai, il lupo vive da santo o da maledetto, a seconda di chi lo guarda. Specie protetta, salvata dall’estinzione con un decreto del 1976, ora arrivata a circa 2000 esemplari. Ambientalisti e animalisti lo vogliono libero di scorrazzare e cacciare, gli allevatori lo vogliono morto, e ogni tanto ne prendono uno alla tagliola e lo impiccano a un albero. Per anni le Regioni hanno fatto piani per difendere mandrie e greggi, pagando chilometri di reti che i lupi scavalcano, se serve. Ora il Veneto ha lanciato il primo corso di formazione per titolari di aziende agricole, o coadiuvanti o dipendenti. Silvia, educatrice cinofila, lo organizza con l’ente regionale agricolo Cipat, in collaborazione con Inpetra Italia. Per cominciare, 15 allievi umani (e alcuni cani), che studieranno l’etologia del lupo, «che è antenato e antagonista del cane», e come si sceglie la razza giusta di cane, e come lo si educa a vivere la sua vita di cane da lavoro. Banana «è nata nella stalla, tra vacche, agnelli e pecore», è di una razza «selezionata nei secoli per fare il suo mestiere di accompagnatore e guardiano». E che fa, alle prese con il lupo? «Abbaia, e un cane così grosso che abbaia, e in quel modo, già basterebbe ». Avanza «a petto aperto, perché non ha paura, con un atteggiamento dominante. In più, gli si alza una cresta di peli sulla schiena». Insomma, un cane da paura, anche se guardando Banana, non sembra.
E il lupo, che fa? «Di solito indietreggia. Raramente cerca lo scontro». Ma appena può, attacca la preda. «E lo fa con tecnica chirurgica. Schiaccia il gregge in un angolo, ne isola una. Le altre pecore restano come paralizzate. Una volta è successo anche a me», ed era due anni fa, quando questa ragazza di trent’anni che ha scelto di vivere in montagna non faceva ancora corsi ma allevava – e ancora alleva – le sue amate pecore Brogna, «che sono anche di compagnia, e scodinzolano. Molti le prendono come pet perché sono così affettuose», oltre che pastori della Lessinia e del Lagorai, e pastori svizzeri. «Tutti cani da conduzione, che gestiscono gli animali, li spostano, raggruppano, compattano, a seconda delle necessità».
Ma il cane guardiano, che sia maremmano, bovaro bernese, della Sila o dei Pirenei, è altra cosa. Capace anche di tener lontano l’orso, che «è da poco arrivato a malga Fraccaroli, sul confine Veneto-Trentino». Sono animali «autonomi, molto sicuri di sé, sempre che siano ben allevati allo scopo. Hanno sensi molto acuti che permettono di cogliere la minima variazione nell’ambiente circostante». Anche il passo leggero del lupo, che sa individuare l’animale più debole, «se è più facile una manza da latte, che è senza corna. O un agnello grasso. A volte caccia i cinghiali, quelli feriti». Intanto, si passeggia tra le pecore e le loro cacche, scrutando quell’altura verde che è il punto di osservazione del branco. «Bello, eh? Questi sono posti meravigliosi. Ma la montagna non è un parco giochi», dice Silvia, sapendo la fatica di vivere in equilibrio, in questo mondo selvatico.