Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  ottobre 15 Giovedì calendario

Negli Usa urne false per bruciare voti

Le cassette postali mostrano in bella evidenza la scritta: «Posto di raccolta ufficiale delle schede elettorali», e gli elettori della California vi depositano con fiducia il proprio voto. Ma a vuotarle due o tre volte la settimana non sono gli ufficiali elettorali; sono i volontari del partito repubblicano locale, lo stesso che ha disegnato le urne clandestine, e che le ha ricoperte con la scritta ingannevole. Tra Los Angels, la Orange County e Fresno, le cassette abusive sarebbero almeno 150.
IL PORTAVOCE
Il portavoce del partito repubblicano in California Hector Barajas ammette che sono state le sue squadre di sostenitori a piazzarle, soprattutto davanti alle chiese e ai negozi che vendono armi, ma ne difende la legalità e si rifiuta persino di far stampare nuove scritte che chiariscano la paternità delle urne. Il procuratore generale dello stato Xavier Becerra pensa invece che si tratti di frode, e ha richiesto la rimozione entro oggi. Donald Trump interviene a complicare la faccenda con un tweet nel quale riprende la notizia e incita i suoi sostenitori nello stato della costa pacifica: «Lottate fino in fondo, repubblicani!». L’episodio è solo uno degli innumerevoli intoppi con i quali si è aperta la stagione del voto presidenziale negli Usa, ma è già sufficiente per stabilire che l’elezione del 3 di novembre sarà una delle più contestate della storia. Alle spalle della vicenda c’è la polemica sulla decisione del governatore Gavin Newsom di autorizzare il prelievo delle schede già votate da parte di familiari, o di vicini, che poi le depositano nei punti di raccolta. I repubblicani sono convinti che il sistema favorisce le frodi, quindi sono passati ad organizzare una loro mietitura privata che viola però il contratto di esclusiva assegnato alla Kcal, un’azienda specializzata e capace di garantire la sicurezza delle operazioni. La polemica riguarda diversi altri stati che hanno adottato una simile disciplina, e in ognuno di loro i repubblicani contestano la pratica. Donald Trump ancora una volta propone una sua soluzione draconiana agli elettori: «Controllate voi stessi che il sistema sia a prova di frode: provate a votare due volte per me».

LE SCHEDE
La febbre del voto è altissima: 13 milioni di elettori hanno già inviato per posta le schede; ed è salita ancora di grado lunedì, quando alcuni stati hanno aperto i seggi per permettere il voto di persona anticipato. In Georgia hanno votato 120.000 persone lunedì, un quarto in più del record precedente, e lo hanno fatto il giorno del Columbus Day, con un terzo delle urne chiuse per la festività. L’attesa in fila è stata anche di otto ore, perché le operazioni di controllo spesso sono esasperanti. Un ultra sessantacinquenne malato che chiede di votare via posta in Alabama deve presentare le certificazioni di due testimoni vidimate da un notaio. In Texas una contea che ospita 4 milioni di abitanti ha una sola urna per il voto postale. Documenti di identità e firme di testimoni sono obbligatorie in molti stati che non riconoscono l’autorità delle liste elettorali. Nuove richieste burocratiche sempre più restrittive vengono proposte ogni giorno dai legislativi locali, e nuove sfide giudiziarie si accendono con la stessa frequenza.