la Repubblica, 15 ottobre 2020
La ribellione della barba in Thailandia
C’era anche un gruppo che si fa chiamare “I cattivi ragazzi” tra i manifestanti thailandesi della “Gioventù libera” ribattezzata Partito del Popolo. Ma si sono comportati tutti bene fin dalla partenza dal Monumento simbolo della Democrazia e dopo, mentre prendevano letteralmente possesso per la prima volta delle strade importanti di Bangkok, raggiungendo lo spiazzo di fronte al monumentale Palazzo del governo guidato dall’ex generale golpista Prayut Chan Ocha.
I ragazzi che da mesi chiedono le dimissioni del premier sono tornati in piazza massicciamente ieri: a fare la differenza con le altre proteste è stata però la presenza straordinaria a Bangkok del re Rama X, che solitamente vive in Germania, e la contemporanea manifestazione dei sostenitori della monarchia, nelle loro tradizionali magliette gialle. Nonostante tanto affollamento, la giornata si è svolta in maniera pacifica.
Il premier – oggi semi-democraticamente eletto – non era in ufficio e non ha assistito al bivacco notturno dei suoi giovani nemici. Ma lo slogan “Prayut vattene” gli è ormai familiare, dopo tre mesi di manifestazioni. Ieri la rabbia accumulata è deflagrata nell’allegria contagiosa di trovarsi tutti insieme, con le stesse manine di plastica che battono, gli stessi selfie con le tre dita simbolo della Ribellione come in Hunger games, e lo stesso grido di battaglia. Nemmeno la coincidenza del corteo reale che ha sfiorato e perfino “speronato” a un certo punto un gruppo di manifestanti, ha scomposto il clima di festa.
Il re – la cui presenza in Germania è vissuta con crescente imbarazzo del governo tedesco – era in città per una cerimonia che doveva ricordare i 4 anni dalla morte del padre. Ma i ragazzi non avevano scelto la data di ieri per questo: piuttosto per commemorare un altro evento, il 14 ottobre del 1973, quando al posto di Prayut c’era un dittatore dal pugno molto più duro costretto a dimettersi da una rivolta di studenti universitari.
Se la storia si ripete è perché a tutt’oggi non s’è mai realizzata l’idea di democrazia che scalda gli animi di questi ragazzi della media e piccola borghesia thai, inclusi poveri, disoccupati ma anche star della moda, della tv e della musica. Rispetto ai coetanei di Hong Kong e della Bielorussia la loro presenza in piazza è più sorridente e composta: e assieme alle dimissioni del premier e alla riforma della monarchia chiedono cose più leggere. Come, i ragazzi: «Basta con le rasature a scuola». O le ragazze: «E basta con l’obbligo delle code di cavallo». Il premier ha fatto sapere che per colpa delle proteste l’economia sta andando a rotoli e non sembra avere intenzione di ascoltare i ribelli.
Sebbene la coincidenza dei due cortei abbia fatto discutere molto, Rama X non poteva mancare alla commemorazione di un padre, che regnò prima di lui con l’aura di saggio. Il figlio neanche volendo – e molti giurano che non vuole, isolato com’è dai sudditi – riesce ad ottenere la stessa venerazione del genitore.
L’ultima polemica che lo ha coinvolto è quella di una maxi-evasione fiscale ai danni della Baviera, dove vive circondato da concubine e personale di servizio: il re dovrebbe al fisco bavarese tre mil