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 2020  ottobre 15 Giovedì calendario

Quanto è rischioso vivere con l’isteresi

Raramente è stato difficile come oggi fare previsioni economiche. Anche l’Outlook del Fondo monetario internazionale pubblicato nei giorni scorsi porta l’avvertenza dell’incertezza legata all’evoluzione della pandemia. Non potendo vedere in avanti, si può però guardare indietro. Anche in questo modo si trae qualche indicazione: senza un minimo di bussola, i dubbi accumulati congelano le attività. La società di ricerca Oxford Economics ha pubblicato ieri un’analisi nella quale dice, studiando alcune epidemie del passato, che l’indebolimento delle economie si sente ancora dopo anni dal loro inizio; ma è minore se il rimbalzo del Pil nel primo anno è significativo. Osservando i casi della Hong Kong Flu (1968), della Sars (2003), della H1N1 (2009), della Mers (2012), di Ebola (2014) e della Zika (2016), lo studio indica che la caduta mediana dei Pil rispetto all’andamento che avrebbero avuto in situazione normale è attorno al 4% il primo anno dopo l’inizio dell’epidemia e via via cresce fino a circa il 9% cinque anni dopo. Non è strano: per spiegare la tendenza, che si registra anche in casi di choc diversi, gli economisti hanno preso a prestito un termine usato in fisica e in biologia: isteresi. In sostanza, non sempre qualcosa sottoposto a uno stress torna esattamente al punto di partenza quando lo stress è terminato. Nei casi studiati da Oxford Economics, gli investimenti sono calati di oltre l’8% il primo anno dell’epidemia, dell’11% il secondo, del 10% il terzo, del 16% il quarto e del 18% il quinto, sempre rispetto al trend che avevano prima dello choc. Allo stesso modo, la produttività del lavoro cala quasi del 3% il primo anno e arriva fino al 5,5% il quarto. Non ci sono insomma «effetti elastico». Il dato potenzialmente incoraggiante è che, quando la ripresa arriva subito, il Pil ritorna a crescere molto più in fretta. Nel caso di una caduta del Prodotto interno lordo del 6% nell’anno dell’epidemia, una ripresa già l’anno successivo porta a una perdita di Pil rispetto al trend del 3% al quinto anno; ma se il rimbalzo non avviene subito il gap arriva al 14%. Può sembrare ovvio. Ma indica che all’apice della crisi occorre stimolare seriamente l’economia per limitare l’«effetto isteresi». Soprattutto dal lato dell’offerta: favorire gli investimenti e creare un mercato del lavoro dinamico.