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 2020  ottobre 14 Mercoledì calendario

Le vendite delle poesie in Germania e in Italia

In Germania si continua a credere nei libri. E i tedeschi leggono. Era stato annunciato che la Buchmesse si sarebbe tenuta a Francoforte nonostante il Covid, sia pure in forma ridotta, con pochi addetti ai lavori e senza il pubblico normale al weekend. Ma si è stati costretti a cambiare programma e la più grande fiera del libro al mondo si è svolta per prudenza online. Lunedì il Buchpreis, il premio dei librai, 25 mila euro, è andato a Anne Weber, 56 anni, nata a pochi chilometri dalla Fiera, ma dal 1983 residente a Parigi. Quale sarebbe la notizia? Il libro Annette, ein Heldinennepos, l’epopea di un’eroina, non è un’autobiografia nonostante il nome, ed è un romanzo in versi.
Racconta la vita di Annette Beaumanoir, che oggi ha 97 anni. Comunista, figlia di un oste, insieme con la madre aiutò i profughi fuggiti dalla Spagna di Franco, fece parte della resistenza nella sua Bretagna, e salvò la vita a tre bambini ebrei. Nel 1959 fu condannata a dieci anni per aver aiutato, come dottoressa, l’Fln, il fronte di liberazione algerino, ma riuscì a fuggire ad Algeri. Un’eroina e una traditrice.

Un autore italiano che osasse scrivere un romanzo in versi come l’Orlando Furioso o la Gerusalemme liberata, verrebbe preso per folle. Nessun redattore di una casa editrice, o un agente letterario lo leggerebbe. E non sarebbe da condannare: quanti lettori avrebbe l’opera se pubblicata? Anne Weber è stata scelta da una giuria di critici, ma i librai sono convinti di vendere la sua epopea.

Il Nobel per la letteratura quest’anno è andato alla poetessa americana Louise Glück, bel nome che in tedesco significa felicità o fortuna. In Italia l’aveva tradotta una piccola casa editrice napoletana, Dante & Descartes, nata come libreria quarant’anni fa. Subito sono state criticate le grandi case editrici italiane che avevano trascurato la poetessa. Se l’avessero pubblicata quante copie avrebbero venduto? Certamente, si possono pubblicare libri in perdita purché almeno trovino i lettori, anche pochi, che si meritano.

L’editore napoletano Raimondo Di Maio rivela che di Averno, la raccolta della Glück, ha venduto 300 copie, ed è già un ottimo risultato. Ora ha ricevuto settemila ordinazioni, dovrà affettarsi a stamparle, in magazzino ha solo qualche decina di copie. Vendite scarse perché è un piccolo editore?

Diversi anni fa ero direttore di una casa editrice, media ma non tanto, diciamo che era al quinto posto. Avevo una collana di poesie, con due volumi all’anno. Il bestseller fu L’arte di perdere dell’americana Elizabeth Bishop, che era stata candidata al Nobel, ma la pubblicai quand’era già scomparsa (a 68 anni, nel 1979). Con tutti i miei sforzi arrivai a 800 copie, di solito se ne vendevano 200. Tentai invano di abbinare la vendita delle raccolte di poesia a quella dei romanzi e dei saggi, a un prezzo simbolico per fare cifra tonda ed evitare il resto. Mi bloccò l’amministratore: come calcolare i diritti d’autore? Forse aveva ragione lui, ma credo che i poeti avrebbero preferito conquistare qualche lettore in più. Ora il libro della Bishop si trova nelle librerie antiquarie a venti euro.
La collana fu chiusa dall’ editore ma non per ragioni economiche. Eravamo subissati da raccomandazioni di politici di ogni partito che pretendevano che pubblicassimo i versi della moglie, della zia, o di qualche loro grande elettore. Per rifiutare un romanzo si trova sempre una scusa diplomatica, troppo lungo, troppo breve, per la poesia non è possibile, e gli aspiranti poeti sono convinti che basta andare a capo ogni due parole per scrivere versi liberi.

In Italia tutti scrivono versi, e pochi leggono le poesie dei colleghi. In Olanda, sette milioni di abitanti, una raccolta di poesie arriva facilmente a diecimila in copie, anche se l’autore non ha vinto il Nobel. In Germania, l’epopea di Anne Weber, pubblicata da Matthes & Seitz, probabilmente entrerà nelle lista dei bestseller, magari oltre la decima posizione. Dubito che verrà tradotta in italiano.