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 2020  ottobre 14 Mercoledì calendario

Un’altra intervista a Nanni Moretti

Brani dall’intervista a Nanni Moretti
(…) Nei diari scriveva di aver paura.
«Mah, non so perché ma più passa il tempo, più sul set mi sento insicuro. Quando devo affrontare la scena mi sembra di essere come uno psicoanalista che ha paura di non farcela, ha paura di sprecare l’ora e addirittura di perdere il paziente, che forse non tornerà più; poi negli ultimi minuti della seduta scatta finalmente qualcosa, si affaccia un’idea, un nuovo punto di vista e così analista e paziente si danno appuntamento alla prossima volta. Anch’io all’inizio penso di non riuscire ad avere idee per la scena, poi pian piano qualcosa si scioglie, supero i dubbi e riesco a girare. Con gli attori è diverso, so da subito quello che voglio e quello che non voglio dalla recitazione».
“Caro diario” l’ha girato nella sua vera casa e sul set del nuovo film, “Tre piani”, ha portato oggetti suoi.
«Le leggo un pezzo del mio diario scritto durante Caro diario, un brano che ho tagliato dalla lettura che sto portando in giro per l’Italia: “Solo oggi mi sono reso conto cosa significhi girare qualche giorno qui a casa: non ritrovo più le mie cose, i miei appunti, ho paura che si rompa qualcosa, che si perdano libri. La mattina sono appena sveglio ed entrano uno a uno tutti quelli della troupe. La sera, cavi e lampade me li ritrovo dappertutto, la macchina da presa sta in soggiorno coperta da un panno, in cucina c’è la sala trucco”. Sì, mi fa stare più a mio agio portarmi sul set cose mie o anche far recitare amici non attori». (…).
“Caro diario” si apre su “la cosa che mi piace di più”. Oggi cosa le piace fare? Cosa o chi la fa ballare?
«Mi piace lavorare, girare in Vespa per la città, andare al cinema, cenare con gli amici, leggere. Ballare no, non sono capace. Faccio un’eccezione alla festa a Cannes che segue la proiezione. Però prima mi devo ubriacare e poi riesco a fare qualche movimento goffo e maldestro. Non c’è nessuno che balla peggio di me».
Come ha vissuto la clausura da emergenza, cos’ha imparato?
«A marzo e aprile sono stato naturalmente sempre a casa, uscendo solo la mattina per prendere il giornale e qualcosa da mangiare. Ho letto Thomas Bernhard e un librone piuttosto completo su Fellini. Ho visto tutte e sette le stagioni di Mad Men : 92 episodi. Cosa ho imparato? Niente. Ad agosto sono rimasto a Roma, mi sembrava di aver fatto fin troppe vacanze». (…)
L’ultima parte di “Caro diario” racconta la malattia. Come vive oggi il rapporto con il suo corpo?
«Faccio tennis, cyclette, pilates, ogni tanto – come suggeriscono i fisioterapisti – camminate di buon passo. Per il compleanno mio figlio mi ha regalato una racchetta da padel: proveremo anche questa».