La Gazzetta dello Sport, 13 ottobre 2020
Un club di Serie C perde in media 1,6 milioni l’anno
E io pago. La proprietà di un club di Lega Pro non ha scelta. A fine anno, per chiudere il bilancio, bisogna spendere. Chi più, chi meno, si paga sempre. Perché c’è chi è bravo e riesce a limitare il danno, ma non si scappa. La media è di 1,6 milioni di perdita secca per ogni società. E pochi presidenti se lo possono permettere. Altri, quando non ce la fanno più, sono costretti ad alzare bandiera bianca.
Pochi ricavi
La Figc, nel suo ReportCalcio, ha pubblicato numeri impietosi. I dati sono relativi al quinquennio 2014-19, nei quali il numero di squadre non sempre è stato di 60 e non tutti i bilanci sono stati analizzabili. La situazione attuale (59 squadre, dopo la dipartita del Trapani) si discosta poco, anche se a causa del Covid gli incassi da botteghino si sono azzerati e le sponsorizzazioni sono calate. I numeri sono quindi da purgare. Pensate agli incassi per abbonamenti e biglietterie: la categoria potrebbe contare su circa 23 milioni complessivi. Oppure le sponsorizzazioni: la cifra media è di quasi 90 milioni, ma in questo 2020-21 sarà impossibile raggiungerla. La certezza è nella divisione dei proventi televisivi grazie alla Legge Melandri: la quota che spetta alla Lega Pro è di 26 milioni, che viene distribuita alle società a pioggia (42%) e in base all’utilizzo dei giovani (58%). Un altro milione – scarso – arriva dalla cessione privata dei diritti tv, vedi la Rai per i posticipi del lunedì sera oppure a Eleven Sport, per un accordo oggi compromesso. E poi ci sono i proventi dal calciomercato o dalle valorizzazioni, che si aggirano sui 40 milioni: i primi scarseggiano, visto il disinteresse dei club delle serie superiori, mentre i secondi sono gli ambitissimi premi da club di A e B per i giocatori prestati. Totale, il valore di produzione è di circa 180 milioni, che per 60 società (o 59) è di circa 3 milioni. Per la precisione, ReportCalcio parla di 3,1. Ma quest’anno sarà molto più basso.
Il monte spese
Possono dunque bastare 3 milioni scarsi per un campionato? A qualcuno forse sì, in media no. Secondo la Figc siamo a 4,6 milioni di costi per club. In totale 276 milioni circa. Dei quali la voce più consistente è quella degli stipendi: circa 144 milioni. Siamo all’80% del valore di produzione: tantissimo. Si pensi che in Serie A gli stipendi incidono del 50% e in B del 54%. La stagione scorsa la media stipendi era di 55mila euro lordi per i calciatori professionisti. Ricordiamo che in categoria ci sono due tipi di contratto: per i giovani di serie (quest’anno i 2001) c’è l’addestramento tecnico il cui minimo è 10.600 euro lordi, per i professionisti invece il minimo federale va dai 20.200 euro (fino al 23 anni) ai 26.600 lordi (dopo i 24). Per il massimo, ovviamente, non c’è limite: il picco lo tocca Mirco Antenucci del Bari che sfiora il milione, gli altri sono ben staccati e nessuno supera i 500mila euro. E oltre agli stipendi, ci sono gli altri costi necessari alla vita del club: dal settore giovanile alle spese di trasferta, dalle varie tasse alla gestione delle strutture, fino agli ultimi per il protocollo anti-Covid (come minimo 20mila euro al mese).
Vita breve
Chiudere i bilanci alla pari era molto complicato, oggi è impossibile. Spendere 1,6 milioni all’anno si può fare una volta, due, forse tre: se non sei miliardario o se non hai altri aiuti, alla lunga ti devi arrendere. In estate le società che rinunciano a iscriversi fanno una scelta triste, ma comprensibile. Le 9 che retrocedono piangono per la sconfitta, ma numeri alla mano possono respirare. E quelle che vanno in B fanno festa due volte. Uno scenario poco allegro. Certo, con più risorse sarebbe diverso, ma trovarle è come cercare acqua nel deserto. Una più equa distribuzione dei proventi della Melandri aiuterebbe, riconoscendo la funzione della C, ma il discorso è complicato. La riduzione dei club è la soluzione più ovvia. Ma qualcosa va fatto, e in fretta. L’importante è non attirare altri avventurieri oltre a quelli che, in questi anni, sono arrivati come salvatori della patria e poi sono fuggiti svuotando il fondo delle casse.