Per altri ha recitato di rado.
«Le battute me le scrivo addosso, sono piccoli cappotti. Conosco i miei limiti. La prima prova da protagonista, Miracolo italiano con Anna Falchi, mi fece paura. Mi avevano tagliato barba e capelli, sembravo un pinolo lesso».
Le battute se le cuciva già a scuola.
«Preti e comici si nasce. Ma avevo dubbi sul successo così oltre al cabaret facevo il magazziniere. Dopo tanti vhs il mio sogno, come i cineasti di allora, era un film in pellicola. Debuttai con leggerezza, mentre gli altri si curavano solo di "cosa ne penserà Nanni", cioè Moretti. Gli altri volevano le stellette critiche, io le prime tre file piene in sala».
Ma mostrò un suo film a Moretti.
«Il mio co-regista a un incontro pubblico lo invitò a vedere il nostro corto, lui si presentò a casa. La donna che scompare era una boiata, Nanni lo vide, accese la luce ed educato disse "Beh insomma, la strada è lunga"».
Ha fatto tanti film. Il prossimo?
«Le dico solo che saremo io e Marcello Fonte, mi ha folgorato in Dogman. Ci sarà anche Massimo Ceccherini, sono contento che Matteo Garrone si sia accorto di ciò che sostengo da sempre: Massimo è un attore strepitoso, un artista vero che ha il dramma dentro».
Ha rimandato il set. Come passa il tempo?
«Il mio vero talento è di saper non fare niente da mattina a sera. Ho una figlia che gestisco da padre separato dal giovedì al lunedì. Gli altri giorni scorrono con leggiadria».
Quanti anni ha sua figlia?
«Dieci, ma comanda come una di 47. Non sono stato un bravo fidanzato, non ho mai avuto la pazienza di ascoltare le donne, per mia figlia lo faccio con passione e curiosità».
"I laureati" si ispirava un po’ ad "Amici miei".
«Sì, c’era la volontà e la speranza che un po’ di equazione ci fosse. Amici miei stava alla morte come I laureati stava alla vita adulta. Per questo il salotto della loro casa sembrava un asilo nido. Alla fine i personaggi prendono coscienza ma non evolvono. Non penso avranno fatto una fine dignitosa».
"I laureati 2" non c’è stato.
«Cecchi Gori fece una brochure in cui annunciava I laureati 2 con me e Maria Grazia Cucinotta. Io non ero convinto, gli parlai del nuovo film e lui: " I laureati 2 sarebbe stato meglio, ma facciamo questo Ciclone "».
Il successo le ha mai dato alla testa?
«Come in Il pesce innamorato il protagonista schiacciato dal successo si ferma in autostrada davanti a un bosco. Lui costruisce la sua casetta, io ho pensato che il mio rifugio era Firenze».
Il momento più difficile?
«Dopo i 78 miliardi di Il ciclone e i 75 di Fuochi d’artificio abbiamo girato Il mio West , regia di Veronesi, con Harvey Keitel e David Bowie, non è andato bene. Girammo in inglese perché pensavamo di poter prendere l’Oscar e forse il Nobel. Quando a letto nel silenzio sento un fischio, so che oltre all’acufene è ancora il pernacchione che ci fecero all’epoca, la volemmo fare troppo grossa».
Oggi che comici le piacciono?
«Sono vecchio. Ho rivisto tutto Guido Tersilli di Sordi, e poi Manfredi e Tognazzi. Mi sveglio alle 4 di notte e nel dormiveglia compro vecchi flm su Amazon che la mattina dopo non ricordo, il corriere li lascia in garage».
Come ha vissuto la clausura?
«In campagna tra i cinghiali. Ma sono preoccupato per il mondo dello spettacolo. Il flashmob con i bauli a Milano è stato un tuffo al cuore».
Le mancano i Novanta?
«Non sono nostalgico. Penso che il bello deve ancora venire, anche perché ho una figlia che dieci anni fa non avevo e mi si è spostato ancor più avanti il baricentro. Riguardo con tenerezza I laureati ma alla domanda torneresti 29enne mi si accende nel cielo un "no" gigante come in un film di Woody Allen».