Corriere della Sera, 13 ottobre 2020
Stroncatura del film di Vanzina "Lockdown all’italiana"
Dopo più di cento sceneggiature, molte delle quali scritte per il fratello Carlo, Enrico Vanzina ha compiuto il passo che lo ha portato alla regia, dirigendo (dopo averlo scritto) Lockdown all’italiana, probabilmente il primo film italiano di finzione girato dopo la fine dell’isolamento imposto dalla pandemia. Sicuramente il primo che arriva sugli schermi. In molti si erano interrogati sui cambiamenti che quei mesi avrebbero potuto innescare, nelle persone ma anche nelle opere dell’ingegno, per la prima volta messi a confronto con un isolamento forzoso le cui conseguenze erano del tutto imprevedibili. A giudicare dal film di Vanzina, dobbiamo pensare che la tv abbia invaso ancora di più il nostro immaginario se l’unico svago che la sceneggiatura sa inventare per le due coppie che si dividono la storia del film sia il programma della D’Urso, citato a iosa (come altri nomi di prodotti commerciali, sottolineati ad abundantiam) e al centro di un doppio scontro mariti-mogli.
D’accordo che la comicità dei fratelli Vanzina (quando uno scriveva e l’altro dirigeva) si basava in maniera fin esagerata sul recupero di un immaginario anche catodico fatto di manie e modi di dire premiati da un’effimera popolarità, come a rivendicare la capacità di leggere il «sentire comune» degli italiani ma in realtà limitandosi a mettersi «a rimorchio» di un Paese e delle sue superficiali esternazioni. Anche se nel passato quell’intreccio di pettegolezzi, modi di dire e vita sociale (penso a Le finte bionde, a Il pranzo della domenica, anche a In questo mondo di ladri) era stato capace di intercettare, pur in maniera superficiale, un certo sentire comune. O comunque di riassumere l’aria dei tempi in una gag o una battuta.
Questa volta, invece, cercheresti invano questo marchio di fabbrica in Lockdown all’italiana, prigioniero della ripetitività (della fretta?) di una scrittura che sembra procedere col pilota automatico e ha i suoi rarissimi momenti di novità solo nelle riprese aeree di una Roma silenziosa e deserta che scandiscono il procedere della storia, ambientata proprio durante il periodo di isolamento forzato.
È quello cui sono costretti due amanti clandestini che speravano di potersi incontrare ingannando i rispettivi coniugi proprio la sera dell’8 marzo 2020. Lui è Giovanni (Ezio Greggio), avvocato abbiente con casa nel centro cittadino e che tiene a bada la petulante moglie Mariella (Paola Minaccioni) pagando i suoi tanti capricci (quando entra in scena ripete fino allo sfinimento il nome del gioielliere dove si è appena servita). L’amante è Tamara (Martina Stella, che mostra subito le sue grazie), che vive in un condominio popolare di Roma est col compagno Walter (Ricky Memphis), tassista con evidente calo del desiderio.
Entrambi sbadati (guarda che coincidenza!), i due amanti lasciano i loro telefonini incustoditi, facendo scoprire la loro tresca alle rispettive metà. Che vorrebbero sbatter fuori casa i fedifraghi se non arrivasse l’obbligo di rimanere chiusi nelle proprie abitazioni, dando così inizio a una doppia coabitazione forzata che però il film finisce per sprecare troppo in fretta.
Ma più di una storia ai minimi termini, dove i due amanti dimostrano di non aver perso il vizio mentre i due traditi cercano rivalse sul sito d’incontri Famo Bingo (dove naturalmente si incontreranno: guarda che altra coincidenza!), a scricchiolare è la direzione (e la recitazione) degli attori, dove almeno Ricky Memphis ripropone il suo collaudato personaggio di popolano remissivo e conciliante mentre Greggio si comporta come se fosse in una puntata di Striscia la notizia (contento di ripetere i suoi tormentoni) e le due attrici esasperano meccanicamente i caratteri – la ricca burina, l’approfittatrice «periferica» – avuti in dote dal film.
Senza che un finale fintamente scorretto sia capace di far dimenticare i troppi luoghi comuni accumulati per strada. E mentre gli estratti di Sordi o Scola che si vedono non fanno che ribadire la distanza che separa questo film (e questi attori) da quegli esempi.