Affari&Finanza, 12 ottobre 2020
Anche le banche centrali in campo per le criptovalute
Chissà se è colpa della pandemia che per motivi di igiene rende obsoleto il contante in favore dei pagamenti elettronici di qualsiasi tipo: sta di fatto che la battaglia delle criptovalute e del denaro digitale torna a infiammarsi. E stavolta diventa di colpo una lotta fra titani. Scendono ufficialmente in campo infatti sia la Fed che la Bce, mentre la People’s Bank of China intensifica il suo attacco su questo fronte. L’obiettivo è spiazzare le monete digitali esistenti, dal bitcoin (che guarda caso è tornato a quota 10mila dollari dopo essere sceso a 5mila in marzo) alle sue tante imitazioni anche future, che peraltro si piccano di essere slegate da qualsiasi banca centrale. Il terreno di gioco è quello: pagare non più con i soldi ma con i bit. Il dollaro e l’euro digitali, puntualizzano gli istituti di Washington e Francoforte, non sono destinati a sostituire ma ad affiancare il contante. «Questa nuova forma di moneta offrirebbe l’accesso gratuito ai pagamenti con un mezzo di facile utilizzo, accettato da tutti, affidabile e privo di rischi», precisa Fabio Panetta, membro del board della Bce e presidente della task-force che prepara quest’innovazione e avvia oggi, 12 ottobre, una consultazione presso tutti gli interessati destinata a durare tre mesi. Dopodiché, se la strada si rivelerà praticabile, l’Eurotower si prenderà almeno un anno per organizzare l’operazione. «L’euro digitale – aggiunge Panetta – renderebbe la nostra moneta più appetibile, accrescendone il ruolo di valuta globale e rafforzando il sistema finanziario europeo».
Tutto grazie a una app
Come funziona? Con una app, una tessera tipo quella sanitaria o un token che genera un codice irripetibile come le chiavette per i bonifici, i cittadini sono dotati senza spese di un borsellino elettronico sul quale caricare gli euro digitali, come si fa con il Bancomat o una carta prepagata, con un importo massimo predefinito dotato della stessa validità dei contanti e spendibile presso qualunque esercizio abilitato. Il sistema è definito dalla Bce con l’ossimoro “digital offline”: si usa il bluetooth o un simile software esterno al web. Non occorre un conto in banca né la carta di credito, ma si apre un conto di nuova generazione, gratuito e digitale, presso la banca centrale. La quale, essendo impensabile che si doti di un’infrastruttura in grado di dialogare con milioni di correntisti (e anche per non escludere gli istituti dall’operazione), delegherà ad alcune banche il compito di intermediare con individui e imprese. Purché lo facciano gratis: si pensa innanzitutto ai 30 milioni di europei privi di conto corrente e sempre più esclusi dalle transazioni commerciali man mano che avanzano i pagamenti elettronici. Già oggi per pagare al casello o alla cassa del supermercato in contanti bisogna fare lunghe file all’unico sportello disponibile, e il cash è inutilizzabile a volte per pagare perfino il parcheggio o l’autobus.
Il rapporto della Fed
Un aspetto che richiama all’emergenza Covid si trova nel rapporto della Fed: “L’urgenza di far arrivare in tempo reale a tutta la popolazione indistintamente interventi di soccorso finanziario sarebbe soddisfatta al meglio se esistesse un conto individuale di ognuno presso la banca centrale”. L’helicopter money funzionerebbe alla grande, dice la Fed richiamando il primo intervento in primavera, 1200 dollari ad ogni americano, distribuzione che non è stata priva di disfunzioni. Ma ad imporre l’accelerazione sono soprattutto altri rischi. Uno è Libra, la moneta che si prepara a lanciare Facebook e che parte con obiettivi ben più ambiziosi dei bitcoin. “Attori privati al di fuori della supervisione delle autorità di regolazione europee, comprese grandi aziende della tecnologia – si legge nel report Bce – stanno sviluppando soluzioni di pagamento non denominate in euro che potrebbero raggiungere una diffusione mondiale ed essere ampiamente usate per acquisti al dettaglio”. Solo un meccanismo gestito da una banca centrale, spiega Giovanni Sabatini, direttore generale dell’Abi «è in grado di preservare la stabilità e i meccanismi di sana trasmissione della politica monetaria. Questi nuovi strumenti vanno collocati in una cornice che dia certezza e fiducia, gli elementi di base perché una moneta possa dirsi tale». E poi occorre giocare d’anticipo verso la Cina, che è la più aggressiva su questo terreno e cominciò già nel 2014 gli esperimenti pilota. Pechino non è mai citata per nome nel rapporto Bce, ma il riferimento è trasparente: “Diverse banche centrali stanno affermando la possibilità di emettere la loro valuta digitale che potrà essere disponibile anche per i cittadini europei”. Peraltro la Cina è il Paese più avanzato sul fronte digitale, dove la gente ha più familiarità con i sistemi di pagamento extra-bancari da WeChat a Alipay. Ora si prepara a proporre ai suoi interlocutori di risolvere gli scambi direttamente con yuan digitali senza laboriose e costose intermediazioni con altre valute. Se prenderà piede, conferma Jesse Cohen, senior analyst di Investing.com, «il fenomeno provocherà un’instabilità monetaria dovuta al progressivo controllo dell’offerta mondiale di valuta da parte di Pechino, con una svalutazione di dollaro e euro nonché un aumento dei rischi di cambio. Il tentativo sarà di trasformare lo yuan in moneta di riferimento». Ma ci sono anche motivazioni interne nella tentazione Bce. Spiega Brunello Rosa, visiting professor alla Bocconi dove insegna Cyber risk strategy and governance: «C’è un fattore monetario: l’euro digitale potrebbe avere un ruolo cruciale qualora la banca centrale cercasse, in caso di crisi grave, di abbassare significativamente i tassi sotto zero. Le banche rischiano la fuga dei capitali quando i conti correnti hanno interessi negativi, fuggire da un conto digitale presso la banca centrale è evidentemente più difficile. Inoltre l’euro digitale permette di mantenere in banca centrale informazioni sensibili per la sicurezza nazionale, contribuisce con la sua tracciabilità alla lotta all’evasione e al riciclaggio. È per di più, indistruttibile». Insomma, sarà essenziale in casi di emergenza in cui la fornitura di contanti dovesse bloccarsi per terrorismo, blackout, hackeraggi, o anche pandemie ancora più devastanti di quella che stiamo vivendo.