Come ha accolto le critiche ricevute, se le aspettava?
«Negli ultimi giorni non sono riuscita a dormire, questa polemica mi ha preso alla sprovvista. Ho lavorato tanto a questo prodotto nel rispetto dell’inclusività e venire percepita come l’opposto mi ha fatto stare male, non ho capito dove ho sbagliato. Guardando i commenti negativi ho visto che arrivavano soprattutto da persone che non mi seguono e non comprano i miei prodotti e questo mi ha fatto riflettere. I messaggi privati erano positivi mentre i leoni da tastiera preferiscono alzare la voce davanti a tutti».
Tra le critiche più pesanti c’è quella di razzismo, cosa risponde?
«È incredibile, ho vissuto 12 anni nel quartiere afroamericano di New York e ho visto cosa è il razzismo vero, quello dell’odio. Nella mia famiglia la parola odio non esiste per niente e per nessuno».
Eppure l’accusano di aver dedicato alle pelli scure solo 4 gradazioni e portano come esempio virtuoso la linea di trucchi di Rihanna che produce fondotinta inclusivi in 50 gradazioni diverse.
«Le mie non sono 4, si parte dalla più chiara e si arriva alla più scura con tante sfumature intermedie. Da make-up artist sono abituata a muovermi con un kit ridotto e per questo ho pensato a una linea ridotta che però potesse includere tutti. Non ho la presunzione di dire che in 14 ma anche 50 o 100 gradazioni si possano rappresentare tutte le persone del mondo».
Ha parlato di leoni da tastiera, ha mai subito l’attacco degli haters?
«Capita spesso. Siamo nati da poco come brand make up ma suscitiamo spesso invidia, non a tutti piace vedere una persona che parte dal nulla e riesce a creare un’azienda».
Sta pensando di fare dei cambiamenti alla linea di correttori?
«Ascolto molto la community. Questo era il mio punto di partenza e sono soddisfatta perché penso che potesse parlare a moltissime persone. Difendo la mia produzione perché so di aver agito senza offendere nessuno».
Recentemente è intervenuta sul tema del body positive nello stesso numero di Vanity Fair sul quale Vanessa Incontrada posava nuda in copertina. Anche lei è andata incontro a consensi e critiche per quel nudo.
«Vedo che in Italia accade spesso. A me è piaciuto il numero di Vanessa, molti pensano che dovrebbe essere la normalità ma purtroppo non è così, non ho visto tante copertine negli ultimi anni con ragazze che non avessero una taglia 38».
Lei poserebbe nuda su una copertina per lanciare un messaggio importante?
«No grazie, non lo farei mai. Credo che il messaggio si possa dare anche da vestite».