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 2020  ottobre 10 Sabato calendario

Gli ingaggi della Serie A

La frenata è netta. E parte dai quartieri alti della Serie A. Sarà una vera e propria inversione di marcia? Lo diranno i prossimi mesi. Intanto si è interrotta quella corsa sfrenata che un anno fa aveva portato a toccare quota 1 miliardo e 360 milioni. Un’ascesa folle, ormai fuori dalla realtà. Adesso siamo a 1 miliardo e 288 milioni, al secondo posto di questo dorato censimento. La Juve ha dato l’esempio, risparmiando 58 milioni sugli ingaggi: una misura ormai indispensabile per bilanciare la salute dei conti con le ambizioni. La crisi Covid 19 ha imposto a tutti una severa cura dimagrante che ha innanzitutto impoverito i trasferimenti nell’ultimo mercato. Ma evidentemente non basta: anche i giocatori hanno pagato pegno, con piccole rinunce. In soccorso delle società, però, sono venute le norme dell’ormai famoso Decreto Crescita. Ne hanno beneficiato soprattutto gli stranieri, che hanno potuto tenere alte le retribuzioni grazie a una tassazione ridotta del 50%. Questa misura ha accentuato la nostra esterofilia, con danno per i calciatori italiani che (costando di più) rischiano di rimanere disoccupati. Tra le società in controtendenza sulla spending review spicca l’Inter: il suo monte stipendi è aumentato di una decina di milioni perché la rosa è stata allargata con giocatori esperti, quindi, costosi. E proprio in casa nerazzurra i benefici fiscali a pioggia hanno attutito molto l’onere degli investimenti: solo Kolarov (che era già in Italia) non avrà sconti. Ma anche le altre protagoniste in Champions si son date da fare. Persino la parsimoniosa Lazio di Lotito è salita da 72 milioni a 83. Pesano i rinnovi (Immobile su tutti), ma anche l’ingresso in scena di attori esigenti. Un discorso a parte merita l’Atalanta, ormai protagonista anche in Europa. Il consolidamento del progetto comporta un fatale mutamento di rotta. Quei 6,6 milioni in più erano inevitabili.

Undici paperoni
Ovviamente il re di denari è sempre Cristiano Ronaldo con i suoi 31 milioni netti. Si fatica ad individuare un rivale, il meno lontano resta Romelu Lukaku con i suoi 7,5 milioni netti (ma con i bonus arriva a 9). In ogni caso nell’ideale undici dei Paperoni abbondano i bianconeri: da Szczesny, a De Ligt, Ramsey o Rabiot. In totale il club di Agnelli spende ancora 236 milioni al lordo, senza dimenticare che in cottura c’è il pesante rinnovo di Dybala. In questi calcoli non rientrano i costi per la buonuscita di Higuain, mentre Khedira è ancora in sonno e Douglas Costa è andato via solo in prestito. Come Rugani e De Sciglio. E in ogni caso il distacco tra i campioni d’Italia e le concorrenti è ancora sostanzioso: basti pensare che l’Inter (la più “spendacciona”) arriva a 149 milioni di euro. Insomma, Zhang è ancora a distanza considerevole da Agnelli. Anche se un anno fa il gap era addirittura di 150 milioni di euro.

Arrivi low cost
Per esempio il Milan ha chiuso questa tornata con un -25 (milioni) incoraggiante. Merito degli arrivi low cost e di uscite significative: Paquetà, Biglia e Suso guadagnavano non poco. Nel frattempo sono arrivati tanti giovani e anche il totem Ibra ha usufruito del bonus per i cosiddetti “impatriati”. Scherzi a parte, anche Ibra ormai è uno di noi, a dispetto del suo passaporto svedese... Nel girone dei virtuosi trova posto anche la Roma. I giallorossi non solo hanno contenuto i costi con salutari cessioni, ma hanno anche sterilizzato la voce stipendi. Così il fardello di 125 milioni del 2019 scende a 112. È l’inizio di un nuovo percorso? Non se lo augura solo la famiglia Friedkin. In casa Napoli la differenza è davvero minima: da 103 si è arrivati a 105 milioni. Anche in questo caso il super ingaggio di Osimhen è calmierato dalle ormai note norme fiscali. Nel caso di De Laurentiis, però, pesa la mancata uscita di Milik, come pure la conferma (forzata) di Koulibaly. L’impressione è che Aurelio avesse messo in conto qualche risparmio in più. Nel mezzo ci sono tante altre oscillazioni: La Fiorentina sale di 5, il Torino scende di 3. Il Cagliari cresce di 2, La Samp cala di 2. E così via. Tra le neo-promosse spiccano i 32 milioni del Benevento: stavolta Vigorito non vuol correre rischi. Comprensibile, ma per la salvezza (di tutti) occorre battere strade nuove.

(Ha collaborato Luca Pessina)