la Repubblica, 10 ottobre 2020
In morte di Massimo Campanini
Con la prematura improvvisa scomparsa, a 65 anni, di Massimo Campanini, perdiamo un grande studioso dell’Islam in tutte le dimensioni: quella storica, del mondo arabo e del Medio Oriente; quella filologica del Corano e delle sue interpretazioni; quella filosofica di grandi tappe del cammino del pensiero umano, Averroè, Al Ghazali, Al Farabi, Ibn Khaldun; quella politica dei grandi interrogativi sulla democrazia nel mondo musulmano di oggi. Accademicamente, Campanini si era molto complicata la vita, perché cresciuto tra i medievalisti della Statale di Milano con Maria Teresa Fumagalli Beonio Brocchieri, aveva deciso di studiare l’arabo e di indirizzarsi agli studi islamici, cui si è applicato con una generosità e prolificità senza eguali.
Arrivato tardi all’ordinariato, a causa di questi salti disciplinari, è diventato richiestissimo a Urbino, all’Orientale di Napoli, all’Università di Trento, all’Università San Raffaele, allo Iuss di Pavia e naturalmente anche alla Statale di Milano e ha riempito questi anni, oltre che con l’insegnamento, con una vastissima produzione, dalle edizioni italiane del Corano, ai saggi sulle sue interpretazioni e sull’esegesi contemporanea, che sono diventati riferimenti internazionali con le loro edizioni inglesi, e in altre lingue, come accaduto ai suoi lavori filosofici su Averroè e Al Gazali e alla sua introduzione generale alla filosofia islamica. Campanini era afflitto da una forma severa di Parkinson, ma questo non lo ha mai rallentato nell’accettare impegni per incontri internazionali in tutta l’area mediterranea, insieme alla fondazione Reset Dialogues on Civilizations di cui era uno dei sostenitori più attivi, nel collaborare con il Consiglio per l’Islam del ministero degli Interni e nell’intensificare la sua produzione negli ultimi mesi. Sfornando nel 2019 Dante e l’Islam. L’empireo delle luci, e poi Pensare nell’Islam e, da ultimo Maometto, l’Inviato di Dio, una biografia del Profeta costruita tutta all’interno delle fonti arabe in una prospettiva storicistica, che si confronta criticamente con le versioni dell’orientalistica occidentale. In tempi recenti si rammaricava che non fosse disponibile in italiano una edizione agevole della Muqaddima, una sorta di introduzione alla storia universale di Ibn Khaldun, il grande precursore tunisino (XIV secolo) della sociologia della storia che piaceva anche a Machiavelli. Ma ha fatto in tempo a lasciarcene una sua versione per La Vela editore. Per tante altre idee, nuove pubblicazioni, nuovi gruppi di lavoro da avviare e nuovi seminari non ha purtroppo avuto tempo.
Nelle ultime ore ho riletto un’intervista che ha dato al collega marocchino Mohammed Hashas, ora in inglese su ResetDoc.org, in cui esordisce così: «Penso di essere un libero pensatore normalmente antagonista di posizioni mainstream» specialmente a proposito di Islam, a cominciare dalla convinzione che «noi americani ed europei siamo depositari di verità assolute e universali, e che ci tocchi il compito di civilizzare il mondo».