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 2020  ottobre 10 Sabato calendario

La seconda vita di Enrico Rossi

Da super governatore delle Toscana, in prima linea nella battaglia contro il Covid, ad assessore comunale a Signa, piccolo Comune alle porte di Firenze e conduttore radiofonico.
È la seconda vita di Enrico Rossi, 62 anni, che dopo 20 anni passati al ponte di comando della Regione (prima assessore alla Sanità per 10 anni e poi presidente per altrettanti) ha scelto di tornare alle origini: a contatto con i cittadini. Era il 1990 quando Rossi fu eletto sindaco di Pontedera, la città della Piaggio, e appena un anno dopo si trovò in piazza con migliaia di operai a battagliare contro il trasferimento della fabbrica a Nusco, in Irpinia, città natale dell’allora presidente della Dc Ciriaco De Mita. Si scatenò un braccio di ferro durissimo, che si risolse solo tre anni dopo, quando al vertice della Piaggio arrivò Giovannino Agnelli.
«Alla fine di questo lungo percorso avrei potuto avere qualche poltrona ben pagata in qualche consiglio di amministrazione, ma io preferisco la politica sul territorio», ripete Rossi, che nei giorni scorsi ha passato il testimone (una simbolica cravatta rossa) al suo successore Eugenio Giani. E adesso Rossi è pronto per vestire i suoi nuovi panni, da assessore di paese.
Nella nuova vita dell’ex governatore «comunista berlingueriano», come spesso si autodefinisce, ci sarà anche spazio per una trasmissione su Controradio, emittente del network di Radio Popolare: «Si chiamerà “Signor Rossi”: la prima puntata sarà il 16 ottobre».
Ma continuando a ricoprire un incarico da amministratore pubblico, Rossi potrà anche mantenere il suo ruolo nel Comitato europeo delle Regioni come vicepresidente del gruppo dei Socialisti: «Senza Europa non c’è futuro, specie dopo il dramma della pandemia – racconta Rossi al Corriere —. Perché questo ritorno alle origini? Faccio politica di governo della Toscana da 20 anni: devo dire che tornare alla base dopo tanti anni mi incuriosisce».
Alcuni raccontano che Rossi voglia anche lanciare una nuova corrente di sinistra all’interno del Pd, partito che aveva lasciato in contrasto con la linea di Matteo Renzi e dove poi è rientrato (ammettendo di aver fatto «un grosso errore») con l’arrivo di Nicola Zingaretti. «Assolutamente no: non intendo fare correnti – ribatte l’ex governatore —. Io vorrei dare un contributo nazionale al partito: se voglio fare qualcosa è per aggiungere, non per dividere».