la Repubblica, 9 ottobre 2020
A Capri finisce l’era del gasolio
Nell’isola dove tutto e il contrario di tutto convivono, le ciminiere spente e arrugginite di “Sippic”, vecchia centrale dei privati, sono ancora lì, su un lato di Marina Grande. Dall’altro, la granitica nuova stazione Terna per cui si sono passati le consegne governi di destra e sinistra, appare come una torretta col verde sontuoso sui tetti. Il futuro che si fa largo nonostante tutto. Perché da Capri, che in una tersa giornata d’ottobre risplende di pace, sole e pochi sereni turisti- quasi ignara del picco preoccupante dei contagi in Campania – partono ormai sedici chilometri di cavi marini. Da isola azzurra a green: che sarà battezzata, tra cinque giorni, dal premier Conte in speciale “libera uscita” dall’emergenza pandemia. Anche se i vecchi “poteri” dell’isola non sembrano affatto disposti a smobilitare.
«Ce l’abbiamo fatta, non mi sembra vero. Ma ora la lotta sarà dismettere l’ecomostro di “Sippic”, e bonificare l’area, e abbiamo bisogno del sostegno di tutti», avverte il vicesindaco Ciro Lembo, che ha dedicato oltre la metà della trentennale vita politica in questa missione, ora è numero due dell’omonimo, Marino Lembo. L’altro giorno, in Municipio. È stato sempre Ciro a mettere nero su bianco in delibera che la fabbrica ottocentesca “della corrente” – di proprietà dei potenti De Nardo, su cui si abbatté la scure della Prefettura e dei magistrati per emissioni pericolose – deve cambiare destinazione d’uso, far sparire quel rudere che ha inquinato per un secolo mare e aria. «Danni ambientali, incendi, nafta sotto costa. Saltavano i servizi, erogazione insufficiente. Ora possiamo triplicare il fabbisogno», aggiunge Lembo.
Ora, sotto il livello del mare, i megatubi che vanno a 150 mila volt (trasformati a 6 mila per gli abitanti), sono protetti da uno speciale insabbiamento, contro manovre di pesca o ancoraggio. Sopra, il grecale pulisce l’aria sulla vista mozzafiato della stazione entrata in funzione nel 2017, e gli operai completano il gazebo su cui metterà piede il presidente Conte per l’inaugurazione di mercoledì prossimo, con il ceo di Terna, Stefano Donnarumma e la presidente Valentina Bosetti. Arrivo in elicottero alle 16.30, rigoroso protocollo anti- Covid, progetto e slide sul secondo anello: la vita eco-sostenibile in mezzo al golfo avrà il suo via. Definitivo, visto che l’isola già vive della conversione elettrica: andrà solo completata (collegamenti con la rete sia a Sorrento, sia a Torre Annunziata). Tra un anno e mezzo, Capri sarà totalmente autonoma dal ruolo di riserva della vecchia “Sippic”.
Ed in Comune lo hanno scritto: si partirà con la dismissione. Ma la famiglia di Ettore De Nardo e della coniuge Anna La Rana (padroni anche della funicolare, la moglie sotto inchiesta a Napoli per ipotesi di corruzione) sembrano rispondere picche: restano i titolari della distribuzione di energia, non intendono smantellare la centrale.
«Era il 2007, ero sindaco quando scrissi la prima lettera di aiuto all’allora ministro Pecoraro Scanio, non ne potevamo più dell’inquinamento – racconta ancora Ciro Lembo –. Non dimentico l’entusiasmo con cui lui rispose subito e mandò i tecnici». Quello che non dice è che, nell’allora agenzia di controllo, trovarono carte che negavano l’inquinamento, ignoravano criticità macroscopiche. Che succede?, chiese il Ministero. «Sapete, siamo democristiani...». Contava anche il fatto che la centrale ottocentesca avesse quasi 400 famiglie che vivevano di quella “corrente”, tra dipendenti e indotto. Ora sono poche decine. Tra loro, figura anche l’attuale sindaco di Capri, Marino Lembo, che ovviamente attende a braccia aperte Conte e il nuovo corso. Capita nell’isola, dove convivono passato e futuro, tutto e il contrario di tutto.