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 2020  ottobre 09 Venerdì calendario

Becciu, il cardinale che scommetteva sulle aziende in crisi


Investimenti in credit default swap, in compagnie petrolifere di dubbia fama, passaggi in banche maltesi e svizzere indagate per corruzione, finanza speculativa con base in paradisi fiscali. È opposto agli standard etici imposti dal Papa Francesco il sistema di gestione dei fondi della Segreteria di Stato negli anni in cui era guidata dall’allora Sostituto, il cardinale Angelo Becciu, e materialmente movimentata dal finanziere Enrico Crasso. Lo ricostruisce, consultando in esclusiva rendiconti e rendimenti del patrimonio della Segreteria di Stato, una nuova puntata dell’inchiesta dell’ Espresso, nel numero in edicola domenica.Nella gestione Becciu ci sarebbero non soltanto fondi, provenienti dalle donazioni, investiti, come raccontato dal Financial Times, in derivati che scommettevano sull’affidabilità creditizia della compagnia di autonoleggio Hertz, poi fallita: cioè quegli strumenti finanziari definiti dal Papa «un gioco d’azzardo sul fallimento degli altri, inaccettabile dal punto di vista etico»; una partita che comportava già all’inizio, come documentano gli estratti del portafoglio azionario, un rischio molto importante. C’è anche il petrolio: un investimento che torna, dopo che era saltato l’affare angolano di Falcon Oil nel 2013. Becciu e Crasso, cui era affidata la gestione della cassa vaticana, decidono allora di investire in obbligazioni nella Tullow Oil, compagnia petrolifera irlandese accusata aver dato tangenti a politici e a funzionari del governo del Regno Unito, e di aver poi causato un disastro ambientale nel villaggio ugandese di Kakindo: sversati liquami tossici e scarti di lavorazione del petrolio nelle falde acquifere.Le carte consultate dall’ Espresso raccontano poi come Crasso, attraverso il Fondo Centurion, abbia amministrato i tesori della Segreteria di Stato dividendoli in fondi di investimento offshore e in obbligazioni di società con sede in paradisi fiscali. In particolare, attraverso un’altra scatola, la gestione del denaro era in mano alla società Gamma capital, che ha depositato tutti i fondi del Centurion in una piccola banca svizzera, la Zarattini, e nella Sparkasse di Malta: istituti accomunati dall’essere al centro di indagine da parte degli inquirenti Usa per le tangenti che hanno coinvolto funzionari del governo del Venezuela e i vertici della statale Petròleos de Venezuela.Gli inquirenti svizzeri stanno approfondendo il coinvolgimento del fondo guidato da Crasso che avrebbe, con un espediente fiscale, e assieme a Gamma capital, fornito liquidità per le tangenti venezuelane. Altri punti che il cardinale dovrà spiegare al Papa che, secondo indiscrezioni, avrebbe incontrato l’altra sera. Un colloquio preceduto dalla lettera di scuse per i toni usati nei giorni passati, ribadendo la fedeltà al soglio pontificio e la propria estraneità in eventuali complotti orditi per estromettere il cardinale Pell dalle stanze vaticane.