Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  ottobre 08 Giovedì calendario

La lunga era geologica degli Invincibili

Dovrei riconoscere che abbiamo sbagliato in due, io e Riccardo Piatti che mi aveva telefonato ammettendo che nella mia lettera suggerivo a Sinner ciò che gli aveva detto anche lui. In realtà il ragazzone di San Candido ha tenuto Nadal al guinzaglio per tutto il primo set, un parziale che avrebbe potuto aggiudicarsi prima di smarrirlo al tiebreak. Poi lo spagnolo è risalito nell’Olimpo dove siedono in tre e che ci fa domandare se arriverà mai il giorno in cui gli “Invincibili” smetteranno di essere tali. Arriverà ma temo non sarà domani e non per l’insipienza dei candidati alla successione.
Nell’era open mai era accaduta una circostanza del genere, la formazione di una lunga era geologica dominata da tre giocatori soltanto: Federer, Nadal e Djokovic che hanno vinto complessivamente cinquantasei tornei del Grande Slam. Ciascuno li metta nell’ordine che preferisce, ma sono loro che in un modo o nell’altro, pur essendo oltre la trentina (Roger ha quasi 40 anni), riescono a risorgere da infortuni, depressioni, vaticini e persino spilloni voodoo per issarsi ai primi posti della classifica mondiale. Ed è straordinario se si pensa alla fatica di una giostra che non fa pause per undici mesi l’anno, virus permettendo. Non ci sono riusciti, solo per fare qualche esempio, personaggi del calibro di Murray, Del Potro e Wawrinka, anch’essi bersagliati da malanni fisici, né le nidiate di americani alla vana ricerca di un altro Sampras o di un altro Agassi.
Da cosa deriva questa loro invincibilità? Il mio amico Nicola Pietrangeli non sarà d’accordo, ma mi sento di spiegarlo con la capacità di avere creato uno stile di gioco personale. Djokovic non sbaglia mai e possiede il miglior passante di rovescio del circuito; Nadal è un guerriero che si è inventato un diritto mancino mai visto prima nella storia del tennis; Federer sa essere il più bravo in ogni porzione di campo e tirare tutti i colpi in una sorta di mezzo volo. A queste doti tecniche aggiungete un carattere capace di schiacciare la giusta arroganza e i muscoli dei presunti eredi e capirete perché tanti ragazzi pronosticati campioni rischiano di restare sul bordo dell’alba senza vedere mai spuntare il sole.