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 2020  ottobre 08 Giovedì calendario

I 40 anni di McDonald’s in Cina

Al McDonald’s di Shenzen c’era la coda 40 anni fa, il primo burgherificio della catena aperto in Cina. Otto ottobre 1990: «La rivoluzione culturale sotto gli archi d’oro», come scrissero i giornali. Per un attimo è stato davvero così, addentare il Big Mac era come prendersi un morso di libertà e stravaganza, tutti volevano fare le proposte di matrimonio tra vassoi e clown e ci sono voluti ben due anni prima di vedere una seconda sede, a Pechino. Il governo ha studiato la situazione prima di capire se era il caso di diffondere la moda altrove. Shenzen è al confine con Hong Kong allora considerata alternativa di suo. Allora.
Quarant’anni dopo la Cina ha inglobato il fast food che adesso è un posto come un altro, fine della trasgressione e soprattutto degli stipendi speciali per i dipendenti che all’inaugurazione valevano quasi il doppio di quanto pagato in un omologo locale senza marchio straniero. Qualcuno sosteneva persino che l’extra in salario fosse destinato allo spionaggio del cliente, per capire se dietro chili di patatine fritte crescessero comportamenti sovversivi. In quattro decadi il doppio formaggio sopra la carne trita vale quanto gli spaghetti in brodo degli ambulanti: ha perso esotismo, è stato masticato e normalizzato mentre i marchi che la Cina esporta fanno paura.
Tik Tok, Huawei, tecnologia di ultima generazione che destabilizza il mondo a stelle e strisce. I rapporti tra Cina e Stati Uniti si raffreddano mentre gli hamburger grigliano. Fuori dalla patria che li ha inventati, la Cina ha il maggior numero di McDonald’s adesso. Hanno digerito la rivoluzione culturale e distribuiscono il cibo preferito da Trump senza più identificarlo con l’Occidente. Mentre dall’altra parte si sentono invasi dai chips e il presidente, attualmente positivo al Covid, dà responsabilità precise a chi secondo lui ha diffuso la pandemia.
L’arco dorato ha smesso di unire le due sponde del potere, 40 anni fa mangiare lo stesso panino rendeva Cina e Usa più simili, scatenava l’immaginazione. Oggi nemmeno un cambio alla Casa Bianca porterebbe di nuovo quella emme gigante a collegare i due Paesi che ancora mangiano gli stessi hamburger, solo senza più i sogni dentro. Da nessuna delle due parti.