Il Messaggero, 8 ottobre 2020
Leonardo non ha mai dipinto la Battaglia di Anghiari
La Battaglia di Anghiari perde il suo fantasma. L’opera di Leonardo da Vinci tanto leggendaria quanto sconosciuta non sarebbe mai esistita. Ammirata attraverso i portentosi studi autografi, ma considerata perduta. Analizzata nei suoi minimi dettagli e messa a confronto puntualmente con la Battaglia di Cascina di Michelangelo, per misurarne tutti i colpi di genio e l’estro. Eppure non avrebbe mai rivestito la parete del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio. Non sarebbe mai stata obliterata e mortificata dalla Battaglia di Scannagallo di Giorgio Vasari. In sostanza, Leonardo non l’avrebbe mai materialmente dipinta. I lavori si interruppero prima della fase pittorica. Leonardo, dunque, si sarebbe fermato molto prima di affrontare la parete monumentale. Lo sostiene un team internazionale di studiosi dopo anni di indagini d’archivio, ricerche e analisi.
Un’impresa raccolta in un volume scientifico dal titolo La Sala Grande di Palazzo Vecchio e la Battaglia di Anghiari di Leonardo da Vinci Olschki), firmato da Roberta Barsanti, Gianluca Belli, Emanuela Ferretti e Cecilia Frosinini, direttrice del dipartimento restauro pitture murali dell’Opificio delle Pietre Dure, e presentato ieri nella cornice degli Uffizi a Firenze, con il direttore Eike Schmidt a fare da gran cerimoniere.
Fino ad oggi si è sostenuto che Leonardo avrebbe iniziato l’opera, non portandola però a termine perché il dipinto si sarebbe rovinato a causa del calore dei bracieri con cui l’artista voleva fissare i colori. «I nuovi studi ci hanno permesso di ridirezionare la ricerca – ha spiegato Francesca Fiorani, docente di storia dell’arte moderna dell’University of Virginia – La rilettura dei dati noti e lo studio di quelli nuovi, ci consente di affermate che Leonardo non ha mai dipinto la Battaglia su quel muro». «L’esistenza dei cartoni preparatori è provata e documentata», ma «quella del dipinto, che conosciamo solo grazie a copie di altri fino ad oggi pervenute, invece no – ha detto la docente – I materiali che vennero forniti a Leonardo erano solo funzionali al cartone e alla preparazione della parete su cui avrebbe dovuto essere realizzato. Ma la preparazione stessa del muro andò male, e dunque la Battaglia non fu mai dipinta».
Pensare che nel 2011 l’allora sindaco di Firenze Matteo Renzi aveva persino intrapreso davanti agli occhi del mondo la sua mission impossible di scovare l’originale affresco di Leonardo sotto la parete dipinta da Giorgio Vasari. All’epoca vennero praticati alcuni fori nel dipinto di Vasari per rinvenire tracce del perduto capolavoro del genio.
A tal proposito Cecilia Frosinini ha spiegato che «uno di quei tre famosi prelievi, tirati fuori bucando il lavoro del Vasari, fu magnificato come il ritrovamento del Nero della Gioconda. Ma non esiste alcun nero tipico di Leonardo. Il punto è che questi tre celebri prelievi poi sono scomparsi: l’Opificio voleva analizzarli a fondo, ma non ci sono mai stati dati». Tutta colpa di Dan Brown, in senso letterario, certo. Per Marcello Simonetta, storico e ricercatore a Parigi e per The Medici Archivi Project, «ci si è accaniti per decenni ad andare a caccia di un fantasma anche in base all’idea, colpa di un libro di Dan Brown, secondo cui la frase Chi cerca trova, vergata da Vasari in uno stendardo del suo affresco sulla Vittoria di Cosimo I a Marciano in Val di Chiana, fosse una sorta di indizio a rintracciare nella parete sottostante il capolavoro perduto di Leonardo. Idea totalmente infondata».