La Stampa, 7 ottobre 2020
Il Covid ha reso i ricchi più ricchi
Mentre milioni di persone in tutto il mondo hanno perso il lavoro a causa del Covid, i miliardari hanno quest’anno aumentato la loro ricchezza del 27,5%, portando la somma dei loro averi a 10,2 trilioni di dollari. Mai nella storia moderna c’era stata una tale concentrazione di denaro nelle mani di poche persone: il capitalismo ha preso una strada sbagliata e, avvisano gli esperti, la gente comune potrebbe presto averne abbastanza e cominciare a ribellarsi.
Secondo i calcoli della banca svizzera UBS i super ricchi come Jeff Bezos, fondatore di Amazon, e Elon Musk, proprietario di Tesla, hanno approfittato dell’epidemia per acquistare azioni quando i mercati sono scesi, puntando su una ripresa delle quotazioni. A differenza della gente comune, ha detto al Guardian Josef Stadler, l’uomo che alla UBS si occupa dei grandi patrimoni familiari, “i super ricchi hanno abbastanza stomaco da comprare azioni nei periodi di crisi, perché la ricchezza porta con sé un appetito per il rischio”.
Jeff Bezos, in pochi mesi, ha aumentato la sua fortuna di 74 miliardi di dollari, superando così i 200 di patrimonio, e Elon Musk di 76, arrivando a totalizzarne 103. Negli ultimi due anni e all’inizio del 2020 le imprese dei settori tecnologico, sanitario e industriale si sono rafforzate, e il Covid ha confermato, e in alcuni casi accelerato, questa tendenza. Bezos, ad esempio, ha tratto un grande profitto dalla crescita delle vendite su Amazon e dal rialzo delle azioni della società.
Nel mondo, secondo il rapporto Billionaires Insights 2020 di UBS, ci sono 2.189 miliardari, in crescita rispetto agli 2.158 del 2017. In Italia sono 40, in calo rispetto ai 43 del 2015. Al vertice della classifica, poche decine di persone possiedono una ricchezza tale che sarebbe impossibile per loro spenderla tutta anche se disponessero di molte vite. Accumulare altro denaro non può più migliorare la loro condizione, perché possono già possedere tutto ciò che desiderano.
Luke Hilyard, direttore del centro studi britannico HighPay, ha detto al Guardian di essere preoccupato, perché il capitalismo non funziona più come dovrebbe. L’attuale concentrazione di denaro è simile a quella che si registrò all’inizio del ‘900, quando grandi famiglie americane come i Vanderbilt, i Carnagie e i Rockefeller accumularono fortune immense. “Questa situazione – ha detto Hilyard – è socialmente ed economicamente distruttiva. La ricchezza dei miliardari è impossibile da spendere anche nella lussuria più sfrenata. Chiunque accumuli ricchezze su questa scala può sicuramente permettersi di aumentare lo stipendio dei dipendenti che generano la sua fortuna, o pagare più tasse per supportare servizi pubblici vitali, continuando a essere molto ben ricompensati per il successo che hanno avuto”. Solo una minima parte di questa ricchezza finisce in opere sociali. Negli Stati Uniti, secondo UBS, 98 miliardari hanno donato in tutto 4,5 miliardi e in Gran Bretagna solo 9 miliardari hanno distribuito complessivamente 298 milioni.
In un rapporto di 449 pagine redatto da un gruppo di deputati democratici americani, si accusano Amazon, Google, Facebook e Apple di avere istituito un monopolio “che avevamo visto l’ultima volta nell’era dei magnati del petrolio e delle ferrovie”. Secondo i deputati, queste quattro compagnie hanno abusato della loro posizione dominante per stabilire i prezzi e scrivere le regole: quelle del commercio, delle ricerche online, della pubblicità, dei social network e dell’editoria. Così si spiega la stratosferica ricchezza raggiunta dai loro proprietari. La politica non sembra in grado di fermarli e preferisce scrivere rapporti invece che agire: anche i governi che dicono di voler sconfiggere i monopoli si assicurano sempre che di commissioni istituite per combatterli ce ne sia solo una.