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 2020  ottobre 07 Mercoledì calendario

Il Veneto perde due terzi dei turisti

Veneto, Lombardia, Sicilia, Toscana e Lazio. Sono queste le regioni in cui la pandemia cinese ha colpito più duramente l’industria turistica. Qui tra gennaio e agosto la spesa turistica ha subito una flessione di una decina di miliardi su un totale di poco superiore ai 16 miliardi di euro persi nei primi otto mesi dell’anno. Queste cinque regioni avevano quello che è sempre stato un must: un elevato tasso di internazionalizzazione, ovvero contano su massicci arrivi, oltre il 50%, di ospiti provenienti dall’estero. Tutti arrivi persi a causa delle chiusure delle frontiere, il blocco dei voli e l’obbligo di quarantena imposto dalle autorità al rientro.
L’emorragia più grave è stata registrata in Veneto dove quasi i due terzi della clientela turistica nella maggioranza dei casi proviene da oltralpe tra cui Germania, Austria, dal Nord ed Est Europa. Quest’anno invece sono stati così persi ben 9,3 milioni di arrivi rispetto allo stesso periodo del 2019. Presenze che avrebbero generato 35,6 milioni di pernottamenti. Non è andata meglio in Lombardia dove sono stati persi 6,6 milioni di arrivi e 16,4 milioni di presenze. In Toscana la flessione è stata pari a 6,1 milioni di arrivi (-59,2%) e 21,7 milioni di presenze (-60,7%), in Lazio di 4,8 milioni di arrivi e 15,2 milioni di pernottamenti (-55,8%) mentre in Emilia-Romagna non sono arrivati 4,6 milioni di ospiti pari a 18,1 milioni di presenze (-55,6%). Nel complesso l’emergenza sanitaria ha fatto sfumare nel Belpaese oltre 48 milioni di arrivi, -51,1% sullo stesso periodo del 2019, e ben 173,5 milioni di presenze (-52,5%). Queste le stime elaborate da Demoskopika su dati Sistema informativo sulle operazioni degli enti pubblici (Siope) che raccoglie gli incassi dell’imposta di soggiorno, l’Istat e la Banca d’Italia. Quest’anno la spesa turistica segna finora un rosso per ben 16 miliardi, quasi il 7% del Pil generato dal comparto, mentre i comuni hanno perso più di 211 milioni di introiti portati dalla tassa di soggiorno.
«Il Governo decida se il turismo è davvero un settore strategico per la propria economia – dice Raffaele Rio, presidente di Demoskopika -. Si attivi, nella forma e nella sostanza, a condividere con i portatori di interesse del comparto un unico Piano di ripresa del turismo italiano contenente consapevolmente obiettivi, strategie, azioni, risorse finanziarie e indicatori di risultato». Carlo Rienzi, presidente del Codacons, chiede «una terapia d’urto per risollevare le sorti del turismo e di migliaia di Pmi del settore, che rischiano di chiudere i battenti nei prossimi mesi a causa della mancanza di turisti. In particolare serve incentivare gli italiani a viaggiare e spostarsi lungo la nostra penisola, ma per farlo occorre agire prima di tutto sul fattore costi». Da parte sua Dario Franceschini, ministro dei beni culturali e turismo intervenuto all’evento del Sole 24 Ore-Financial times si dice convinto che «appena sarà finita l’emergenza il turismo internazionale in Italia tornerà imponente come prima forse anche di più – ha detto -. Va fatto ancora di più perché la crisi si allunga». Il ministro indica la necessità di fare «investimenti per il dopo» e per questo sono molte le progettualità pensate per il Recovery fund.