la Repubblica, 7 ottobre 2020
Tutti i problemi di Modi in India
Nel suo discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite in settembre, il primo ministro Narendra Modi ha reclamato per l’India un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza. «Siamo il 18 per cento della popolazione mondiale», ha ricordato, elencando i progressi degli ultimi cinque anni. Ciò che ha omesso è che l’India traballa: l’economia ha perso il 24% del Pil nel lockdown; continue schermaglie alle frontiere, prima con il Pakistan e ora con la Cina; oltre 6.7 milioni di infezioni dichiarate da Covid-19 e 104mila morti; e, infine, una continua erosione dei valori democratici.
Il rischio, difatti, non è solo di perdere il quinto posto come grande potenza industriale globale, con 200 milioni di nuovi disoccupati in arrivo nei prossimi mesi, secondo gli economisti, ma anche di perdere il primato di più popolosa democrazia al mondo, per il clima di repressione contro le minoranze, siano essi musulmani, Dalit, intellettuali o donne.
Nonostante la crescita di infezioni da Covid-19, le perdite economiche e la Cina che spinge dall’Himalaya, il premier mantiene livelli di popolarità da record, con il 78 per cento dei consensi raccolti con un carisma che fa appello all’orgoglio induista. E anche grazie al fatto che la maggior parte dei media sono sottomessi alla propaganda filogovernativa. Di cosa si sono occupati in queste settimane tv e giornali più seguiti in India? Del suicidio di un attore di Bollywood. A giugno, Sushant Singh Rajput, 34enne speranza del cinema, è stato trovato impiccato nel suo appartamento. La fidanzata, l’attrice Rhea Chakrabhorty, è stata arrestata per istigazione al suicidio. Gli avrebbe procurato della marijuana: accusa non sostanziata dai fatti, ma che ha scatenato una caccia alle streghe tra le star di Bollywood. Curioso che alcune di esse avessero criticato la repressione delle proteste a Delhi contro la Legge di Cittadinanza che discriminava i musulmani. Eppure, dai media, sembrerebbe che la piaga peggiore per l’India, travolta da un’ondata di anti-elitismo ben manovrata, siano gli attori che fumano le canne alle feste.
Stranamente, la protesta di massa dei Dalit per lo stupro con omicidio di una 19enne cui è stata tagliata la lingua e spezzata la spina dorsale, e i cui resti sono stati cremati dalla polizia dell’Uttar Pradesh per distruggere le prove, passa in secondo piano. Quando il leader dell’opposizione Rahul Gandhi ha tentato di visitare i familiari della vittima, è stato spinto a terra dalla polizia.
Ciò che Modi ha dimenticato di citare nel discorso all’Onu, vantandosi di una politica di micro-finanziamento per le donne, non è solo che in India ci sono 87 stupri al giorno, ma anche che i crimini contro le donne nel 2019 sono saliti a 405,861, in aumento del 7,3% sul 2018. Ciò che non è stato citato è anche che Amnesty International, con accuse non sostanziate di riciclaggio di denaro, ha dovuto chiudere la sede indiana. Proprio dopo aver rilasciato due dossier sulle violazioni dei diritti civili in India.
Il premier ha anche dimenticato di citare le 200 firme raccolte da intelletuali come Noam Chomsky, Salman Rushdie, Arundhati Roy, Mira Nair e Amitav Ghosh per chiedere la liberazione di un ex leader studentesco, Umar Khalid, arrestato grazie a un’interpretazione della repressiva Legge per la Prevenzione delle Attività Illecite, varata nel 1967 contro le "attività anti-terroristiche,” ma emendata nel 2019 per imbrigliare le voci del dissenso. Basta che il governo definisca un individuo come terrorista per trattenerlo senza processo per sei mesi. Così Khalid e altri due studenti sono stati arrestati per aver tramato un complotto per istigazione alla violenza contro la polizia, mentre il giornalista Masrat Zahra è stato accusato di aver postato su Facebook “messaggi anti-nazionalisti con intenzioni criminali."
E l’India, tra vigilantes che massacrano i musulmani perché commerciano, legalmente, in vacche “sacre,” caste superiori che massacrano gli “oppressi”, studenti imprigionati perché fanno comizi e leader dell’opposizione maltrattati, si perde nelle cronache morbose delle celebrità di Bollywood, osannando un leader che ha causato il lockdown più disastroso al mondo per l’economia del suo Paese. Mentre i contagi per Covid si avvicinano sempre più al primato americano.