il Fatto Quotidiano, 6 ottobre 2020
Stroncatura del nuovo album di Carla Bruni
Il nuovo album della sempre affascinante Carla Bruni ha incredibilmente qualcosa di interessante e alcune perle di raro kitsch. Altera, supponente, sofisticata la Bruni – 53 anni – prova per l’ennesima volta a intrigare con canzoni scarne, chitarra e voce, qualche tastiera e uno strumento atipico (l’arpa).
Non c’è l’ambizione di emulare Joni Mitchell o Mireille Mathieu, ma emerge la volontà di ritagliarsi un ruolo autorevole di cantautrice piuttosto che chansonnier, sin dai tempi di Quelqu’un M’a Dit.
Difficile credere alle note di presentazione: “Un desiderio di calma e semplicità, di libertà dal luccichio e dall’arroganza”. L’analisi dell’ascolto – in anteprima – dei primi brani è impietosa: Quelque Chose è, tutt’al più, una algida filastrocca orecchiabile da canticchiare sotto la doccia. La crepuscolare Un Secret è formale e asettica, merita solo il testo: “Un segreto molto antico nascosto dentro noi stessi, ma così in profondità e sepolto così lontano che non sappiamo più perché. Al di sopra del segreto, i fiori sono cresciuti, praterie e foreste, e nessuno ci ha più pensato”. Rien Que l’estase è – finalmente – sensuale: “Come posso descriverti le sue mani sui fianchi, mordendo avidamente la mia pelle bianca. E la paura ci fa a pezzi, ci attanaglia, quando la morte ci sorride”.
Ed ecco il miracolo: Your Lady prende spunto dall’intercedere di A Whiter Shade Of Pale dei Procol Harum – un peccato veniale – con una piccola tastiera talmente gradevole da diventare la vetta del disco. La seconda sorpresa è Partir Dans La Nuit, un brano dal sapore natalizio: potrebbe essere la colonna sonora per uno degli episodi di Bridget Jones, giocosa e sbarazzina. Degna di nota Comme Ci C’était Hier, canzone maudit abilmente mascherata da british pop; intro e outro dannatamente stregati.
Infine ecco la Due mondi di Carla Bruni, nominata Voglio l’amore con la partecipazione della sorella Valeria che rappa: il risultato è imbarazzante; peccato perché il riff al profumo dei Radiohead è gradevole. La prossima volta meglio passare a chiedere consigli a Patty Pravo.