La Stampa, 6 ottobre 2020
Ritratto di Isabella Rossellini
Da qualche anno, Isabella Rossellini si è trasferita a Belport, cittadina di campagna a un’ora da New York, che tra i tanti pregi ha quello di non essere affatto pretenziosa. È esattamente quello che penso anche di Isabella: è intelligente, spiritosa, generosa e dotata di ammirevole umiltà, oltre a essere, ovviamente, bellissima. Quando la incontri per la prima volta viene spontaneo chiedersi se in lei prevalgano i geni della mamma Ingrid Bergman o del padre Roberto Rossellini. Insomma se sia più svedese o italiana, ma basta frequentarla per capire che è una sintesi formidabile di ordine e sregolatezza, managerialità e temperamento artistico, di Nord e Sud del mondo.
«Non sai quanto sia felice di vivere in campagna» spiega con quel sorriso solare, e non si tratta della scelta di una persona che ha visto tutto, ma di chi sa che c’è ancora, e sempre, tutto da vedere. La villa di Belport non ha nulla di sontuoso: è stata ricavata da un fienile, e lei si aggira in quei grandi spazi senza perdere di vista gli animali, co-protagonisti del suo spettacolo Sex & Consequences trasmesso in tutto il mondo streaming. «Con la chiusura dei teatri si sono aperte nuove possibilità, e credo di essere la prima artista a prestarsi a questo esperimento con uno zoom dal vivo da casa mia in campagna». La felicità di questa nuova fase della vita affonda le radici in un approccio nello stesso tempo professionale e autoironico. Ha messo il massimo impegno per diventare istruttrice di cani per ciechi, e ha concluso un master alla New York University per affrontare scientificamente il mondo della natura, ma sorride quando racconta di vivere tra le galline, e nelle foto sui social predilige la sincerità sull’estetica. Ha compiuto da poco 68 anni, portati splendidamente, e vive con la stessa intensità che aveva da ragazza. La popolarità dei genitori l’ha posta sotto i riflettori sin da bambina: da ciò deriva l’atteggiamento di assoluta professionalità, bilanciato dal disincanto, conosce ogni retroscena del mondo dello spettacolo, comprese le miserie nascoste dietro al glamour. «A scuola chiedevo alle amiche se mia madre fosse più o meno famosa di altre attrici» sorride. Ha studiato all’Accademia di costume di moda di Roma sotto gli insegnamenti di Marcella De Marchis, prima moglie del padre, eccellente costumista che ha continuato ad amare Rossellini sino alla fine, al punto da rifiutare di lavorare con Kubrick, pur di restargli vicino. «La mia è una famiglia di pazzi - scherza Isabella, orgogliosa di tutto il clan, a cominciare dalla gemella Ingrid e il fratello Roberto -. Sono l’unica a non replicare i nomi dei nostri genitori» scherza, ma il figlio adottivo si chiama Roberto: sia lui che la figlia Elettra sono modelli.
È venuta a vivere in America a 19 anni e ha iniziato a lavorare come corrispondente dell’Altra Domenica per Renzo Arbore, cui tuttora è estremamente legata, come a tutti i membri di quel clan scanzonato. A 28 anni era una delle modelle più famose del mondo, fotografata da Bruce Weber, Richard Avedon, Helmut Newton e Annie Leibovitz, testimonial di un colosso dei cosmetici come Lancome. Nel 1979 ha sposato Martin Scorsese, un amore profondo e tormentato, ma sono rimasti molto legati anche dopo il divorzio, avvenuto quattro anni dopo. «So di poter contare sempre su Martin, e lui sa di poter contare sempre su di me - spiega - per anni ho visto in lui soprattutto le virtù più apparenti come la straordinaria energia e l’amore contagioso per il cinema, ma adesso mi è evidente che nel profondo la sua anima è estremamente pura e spirituale: io non ho paura di definirlo qualcosa che a che fare con la santità». È di quel periodo il suo debutto come attrice, grazie ai fratelli Taviani che la vollero nel Prato. Da allora alterna grandi produzioni hollywoodiane e film indipendenti, alcuni di culto, grazie alla collaborazione con David Lynch, con cui visse un’importante storia d’amore. Come già ai tempi di Scorsese, lei e Lynch diventarono una delle coppie più glamour del pianeta, mentre realizzavano film indimenticabili come Velluto Blu e Cuore Selvaggio. Non meno interessante la collaborazione artistica con il regista canadese Guy Maddin, con cui ha realizzato film dal budget minuscolo come La musica più triste del mondo. È insieme a lui che ha girato, in occasione del centenario del padre Roberto, Papà compie 100 anni, in cui ha interpretato tutti i personaggi, tra cui Alfred Hitchcock e David O’Selznick, che fecero della madre Ingrid una stella di prima grandezza. «Il ricordo più vivo che ho di papà è lui che giocava con noi da bambini, tenendoci a cavalcioni o sul petto. Non parlava mai di cinema, ma nello studio aveva una foto autografata di Charlie Chaplin: lo adorava, per questo nel cortometraggio è rappresentato come un angelo».
Non diversamente dalla mamma, ha un rapporto di amore e odio con Hollywood, ma si commuove nel rivedere Casablanca o Io ti salverò, e rimane incantata a pensare come in un posto così superficiale, e dai valori così assurdi, si riesca a realizzare qualcosa di eterno: «è la materia di cui sono fatti i sogni», dice con un sorriso, citando Shakespeare e il Mistero del falco. La passione per la natura l’ha trasformata in una paladina dell’ambientalismo: con un’abnegazione ammirevole è riuscita a convincere multinazionali quali la Disney a devolvere fondi ingenti per la difesa dell’ambiente.
Tiene moltissimo alla privacy, ed è sempre cauta nel rapporto con i media. Ammira la madre sopratuttto per la miscela tra autorevolezza e naturalezza: «quando arrivò ad Hollywood, Selznick voleva cambiarle nome, Bergman suonava troppo tedesco, e c’era la guerra. Voleva anche cambiarle le sopracciglia, ma lei si rifiutò. Selznick non era abituato ai no, ma fu proprio il suo atteggiamento a conquistarlo: "è una buon’idea", le disse, "sarai la prima attrice al naturale". Parliamo degli Anni 40, si trattava di una novità incredibile per le donne: si poteva essere belle, attraenti e piene di talento senza alcun artificio. Penso alla mamma quando mi chiedono se mi senta italiana, svedese o newyorkese. È straordinario come abbia assorbito la cultura di paesi differenti: in America è percepita come americana, in Europa come europea e anche questa è un’assoluta rarità».