Corriere della Sera, 6 ottobre 2020
Il «blu egizio» di Raffaello
«L’ aspetto più affascinante e straordinario di Raffaello è che, studiandolo, non si finisce mai di scoprire nuovi aspetti delle sue tecniche, delle sue scelte estetiche….Tutto questo assume un valore ancora maggiore qui, nella Loggia di Galatea, una specie di officina sperimentale dell’arte dove appare il ’500, il ’600 e via avanti fino all’800». L’Accademico dei Lincei Antonio Sgamellotti, già docente di Chimica inorganica a Perugia, da anni è uno dei massimi specialisti della chimica applicata alla pittura (come dimostra il suo volume molto noto tra gli addetti ai lavori, Science and Art. The painted surface, pubblicato nel 2014 dalla Royal Chemical Society).
La riprova è nei sorprendenti risultati delle indagini sui materiali dell’affresco Il Trionfo di Galatea che Raffaello realizzò alla Villa Farnesina alla Lungara per il suo amico e mecenate Agostino Chigi. Tutto è visibile nella mostra «Raffaello in Villa Farnesina: Galatea e Psiche» curata da Sgamellotti con il conservatore della Villa, Virgina Lapenta, che rimarrà aperta da oggi al 6 gennaio 2021. Raffaello usò un particolare «blu egizio», primo blu artificiale nella storia dell’arte: la manifattura risale agli egizi e venne usato fino all’Impero romano. Poi se ne perdono le tracce per riapparire sulla Galatea. Impossibile immaginare usi di materiali archeologici. In realtà la «formula» del blu egizio appare nel De Architectura di Vitruvio. La passione di Raffaello per le fonti antiche (e il retaggio classico in generale, come certifica la celeberrima lettera scritta nel 1519 con Baldassarre Castiglione a Leone X per chiedere la tutela dei marmi romani) lo spinse a riprodurre quel blu seguendo lo scritto di Vitruvio per ricreare la tavolozza degli antichi romani. Un viaggio nel tempo, nella chimica, nelle fonti, nel gusto romano e rinascimentale. Le indagini sono state effettuate, sotto la direzione di Sgamellotti, da Claudio Seccaroni (Enea), Chiara Anselmi (Iret-Cnr), Michela Azzarelli e Manuela Vagnini (Laboratorio diagnostica beni culturali di Spoleto), Roberto Alberti e Tommaso Frizzi (XGlab-Bruker). Sul blu egizio ritrovato è in programma un convegno dei Lincei, che hanno alla Farnesina la loro sede, l’11 novembre. Parteciperanno tra gli altri Sgamellotti, Salvatore Settis, il direttore del Museo Egizio di Torino Christian Greco, Alessandro Zuccari, il direttore generale dei Musei del ministero dei Beni culturali, ed ex direttore di Pompei, Massimo Osanna. Il convegno sarà in ricordo di Mario Torelli, grande archeologo da poco scomparso, Premio Balzan 2014. Nella mostra appariranno per la prima volta i disegni di prova e i graffiti scoperti negli anni ’70 nell’intonaco sotto Galatea e sotto il Polifemo di Sebastiano del Piombo.
Nella vicina Loggia di Amore e Psiche (Raffaello con Giovan Francesco Penni, Giulio Romano e Giovanni da Udine) viene proposto un viaggio sia multimediale (una lavagna digitale con una banca-dati di immagini) che materiale (vetrine con i pigmenti di colori, incluso il celeberrimo «blu oltremare», ottenuto triturando il prezioso lapislazzulo, l’uso più noto è quello di Michelangelo per il cielo del Giudizio Universale) che svela al visitatore dettagli estetici e tecnici, trasformandolo per un momento in un pittore. La banca dati, realizzata con l’Istituto centrale per la grafica e sviluppato da Giampaolo Palma e Eliana Siotto (Isti-Cnr) è visitabile on line (http://vcg.isti.cnr.it/farnesina/loggia/) e spiega il Mito narrato da Apuleio, la tecnica, le 170 specie vegetali dei festoni e le 50 figure di animali nelle vele.