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 2020  ottobre 06 Martedì calendario

Il vero e il falso tra ex moglie e marito

Molto interessante la querelle tra Emmanuel Carrère e la sua ex moglie, Hélène Devynck. La quale, in una lettera aperta, gli rimprovera di non aver rispettato un accordo di riservatezza. Yoga, il nuovo romanzo di Carrère, appena uscito in Francia, narra, detto in estrema sintesi, la depressione in cui è precipitato l’autore dopo la separazione. Anche se Carrère sostiene di raccontare sempre la verità, si sa quanto la letteratura finisca per alterare ogni buona intenzione. E viceversa si sa che ogni tentativo di dissimulazione è facilmente smascherabile (il che vale per La recherche di Proust come per I Buddenbrook o per La cognizione del dolore, dove le ferite, i rancori, le rabbie di chi scrive faticano a essere schermate dietro paesaggi e nomi finti). Devynck ricorda di aver firmato un accordo in cui si prevedeva il suo placet per eventuali libri di Carrère in cui, come è accaduto in passato (con la sua complicità), lei comparisse quale personaggio. Sulla questione è oggettivamente più facile individuare i torti (di entrambi) che le ragioni. Si può davvero pretendere che la letteratura si autocensuri in virtù di un documento legale? Ma d’altro canto: è moralmente (oltre che legalmente) accettabile che una persona diventi materia letteraria contro la propria volontà? Devynck ha negato il consenso dopo aver letto il manoscritto: «è una storia falsa, funzionale all’immagine dell’autore». Ma il falso e il vero di un’opera d’arte può deciderlo lei? Il manoscritto era però accompagnato da un biglietto in cui l’ex marito si cautelava dicendo: «Che io scriva libri autobiografici non deve essere una sorpresa per te (...). Questa storia sarebbe incomprensibile se non dicessi nulla del contesto». Il contesto? Se il «contesto» è Hélène, è indubbiamente una brutta trovata verbale. Carrère sa bene che se quel personaggio fosse «contesto», avrebbe potuto cambiare il nome a cuor leggero, dissimulare in qualche modo limitando i danni. Invece, proprio mentre dava importanza alla presenza di Hélène nella narrazione, la squalificava a «contesto». Fatto sta che il libro è in odore di premio Goncourt. Che però esclude le autobiografie. Dunque si apre un’altra domanda interessante: a che razza di genere appartiene Yoga, su cui si è innescata una querelle autobiografica?