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 2020  ottobre 05 Lunedì calendario

La maledizione del traforo del Tenda

Solo questa mattina, con la luce del giorno, si capirà come rimuovere l’acqua che ha riempito il traforo del Tenda. Per ora quei 3.182 metri di galleria che dal 1882 collegano la Val Vermenagna con la Val Roya (allora ancora italiana) restano inagibili. Il maltempo si è anche portato via almeno una cinquantina di metri della strada che scende verso la Francia a pochi metri dall’imbocco della galleria. Al posto dell’asfalto ora c’è una voragine e anche i tornanti sembrano a rischio di pericolosi e drammatici cedimenti. Sul versante italiano, fango e detriti hanno quasi sotterrato mezzi e attrezzature del cantiere. Il cantiere è stato dichiarato inagibile, in queste condizioni è probabile uno stop di diversi mesi. Uno stop che farà slittare, ancora una volta e chissà per quanto tempo, la fine dei lavori del raddoppio del Tenda previsti per la seconda metà del 2024. Ecco perché il presidente del Piemonte, Alberto Cirio, tornerà a chiedere al governo la nomina di un commissario per velocizzare la ricostruzione.
Il commissario dovrebbe far miracoli perché prima di Brigitte si sono abbattuti su quest’opera gli interventi della burocrazia, un’inchiesta della magistratura e anche dispute di confine. I danni maggiori, infatti, sono in territorio francese e Parigi, da sempre, non ha mai nascosto di aver altre priorità per quanto riguarda le infrastrutture. Il Tenda-bis, infatti, ha un interesse strategico per l’Italia, soprattutto per la provincia di Cuneo, e non è un caso che sia Roma ad accollarsi il 58% della spesa prevista di 176 milioni. Nella storia centenaria di questo collegamento internazionale, infatti, i francesi solo con Napoleone nel 1802 (con il Piemonte annesso), decisero di puntare sulla galleria per poi abbandonarla dopo aver scavato 150 metri.
Furono i Savoia nel 1873 a riprendere un progetto pensato per agevolare il passaggio tra Piemonte e Liguria (il primo cantiere venne aperto nel 1614 dal duca Carlo Emanuele I ma subito abbandonato) e a portarlo a termine in 9 anni. Nel ventunesimo secolo, invece, ne sono serviti 19 per scavare parzialmente una seconda galleria: poco più di 1100 metri lato Italia e quasi 500 in Francia (dati del luglio 2019 dell’Osservatorio territoriale infrastrutture del Nord Ovest di Assolombarda, Confindustria Genova e Unione Industriale di Torino). Che cosa è successo in tutti questi anni? Il 30 luglio 2001 si insedia la Commissione intergovernativa incaricata di scegliere il miglior progetto. Da allora ci vogliono quasi 4 anni per l’approvazione del preliminare da parte di Anas e ne passano altri 4 per arrivare alla pre-qualifica. Ma nel 2012 viene sospesa la gara di aggiudicazione e solo nel novembre 2013 si aprono i cantieri. Per tre anni i lavori - che Anas ha affidato ad un’Ati composta da Grandi Lavori Fincosit, Toto Costruzioni Generali e Progin - procedono senza intoppi, poi ci si scontra con la montagna. Nel 2016 sul lato francese la talpa trova il limo invece della roccia. Risultato: stop da giugno a settembre. In Italia, invece, si scava troppo vicino ad una falda acquifera e i lavori vengono interrotti per due mesi. Ma i tecnici dell’Anas assicurano: «A febbraio 2020 l’opera sarà ultimata».
E invece il maggiore cantiere pubblico del Nord Italia viene bloccato dalla magistratura. Nel 2017 l’inchiesta della procura di Cuneo porta al sequestro preventivo. L’accusa contesta l’uso di materiali diversi da quelli previsti, di aver prodotto falsi stati di avanzamento lavori e di aver nascosto alla società appaltante (Anas) e alla Commissione intergovernativa franco-italiana i gravi difetti strutturali del tunnel in costruzione.
Lo stop ai lavori durerà circa sei mesi, ma la ripartenza regge poco e nell’aprile 2018 i cantieri vengono di nuovo chiusi: Anas rescinde il contratto per «gravi inadempienze». Fino a quella data è stato realizzato il 25% dell’opera per una spesa di 32 milioni. Nel maggio 2019 i lavori vengono affidati alla Edilmaco di Torino, per i residui 102,5 milioni. Ma nel dicembre 2019, durante la Cig, la ripresa dei lavori viene fissata nella primavera 2020 e ricalcolati i tempi di consegna: a fine 2021 sarà completata la nuova canna che sarà utilizzata a senso unico alternato sino al completamento dell’adeguamento della vecchia galleria, nella seconda metà del 2024.
Nel frattempo, intanto, come ricorda Confindustria Cuneo, cinque sindaci francesi dal settembre 2017 hanno vietato il transito dei mezzi superiori alle 19 tonnellate. Divieto tuttora valido e che costringe le merci che dal Piemonte vanno verso la Costa Azzurra e la Provenza a passare dall’autostrada a meno di non usare il San Bernardino o il Col di Nava. Percorsi alternativi che adesso dovrebbero essere usati anche dai turisti liguri e francesi che vanno a sciare a Limone Piemonte. Se così stanno le cose la stagione invernale è a rischio e così si guarda al possibile utilizzo della ferrovia tra Cuneo, Nizza e Ventimiglia (di scarso interesse per Parigi) per poi mettere a disposizione delle navette. «La ferrovia - racconta Cirio - dovrebbe essere agibile, ma solo oggi si saprà l’esito delle verifiche.