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 2020  ottobre 04 Domenica calendario

Il 25° emendamento: House of Cards ha anticipato la realtà

L’invocazione della clausola 4 del 25° emendamento costituzionale, che consente la deposizione del presidente degli Stati Uniti in carica, per manifesta incapacità di esercitare i poteri e doveri del suo ufficio, è uno scenario così drammatico e pieno di incognite da essere stato sfruttato ampiamente, come snodo narrativo di grande potenza, da registi e sceneggiatori.
Uno degli esempi più recenti è la serie televisiva House of Cards, in onda su Netflix fra il 2013 e il 2018, che spinge agli estremi l’originale inglese degli anni Novanta. Racconta ascesa e caduta di Frank Underwood, politico americano ossessionato dal potere e completamente privo di scrupoli nell’ottenerlo. Ritmo serrato, le svolte inattese sono continue: nella prima stagione Underwood riesce ad azzoppare il vicepresidente e prenderne il posto. Poi orchestra la caduta del presidente in carica, che travolto dagli scandali viene deposto grazie al 25° emendamento e gli lascia campo libero. La clausola 4 viene invocata di nuovo nella quarta stagione, quando Underwood resta ferito in un attentato, e poi revocata quando si riprende. Meno cervello e più azione in AirForce One di Wolfgang Petersen, del 1997. Il presidente Jim Marshall, interpretato da Harrison Ford, sta tornando da una visita di Stato a Mosca con moglie, figlioletta ed entourage sull’AirForce One, che viene dirottato da cattivissimi terroristi kazaki. A Washington viene dato per spacciato: il ministro della Difesa avvia le procedure di deposizione. Siccome stiamo parlando di sceneggiatori di film d’azione hollywoodiani, si verificano due scenari vagamente inverosimili. Il primo: Marshall è un eroe di guerra, veterano del Vietnam e insignito della medaglia d’onore, e quindi, da solo e quasi a mani nude, elimina i terroristi, salva tutti, prende il comando dell’aeroplano, sopravvive ad un ulteriore attacco aereo e atterra illeso. Secondo: il vicepresidente non solo è una donna, interpretata da Glenn Close, ma è anche di provata e inossidabile lealtà: rifiuta di firmare il passaggio di consegne, e, in una delle scene finali, strappa la lettera di nomina.
Sempre restando nell’immaginario catastrofista/machista, del 2013 è White House Down, in cui il presidente di colore James Sawyer, impersonato da Jamie Foxx, viene preso in ostaggio da terroristi dentro la Casa Bianca. Grazie al 25° gli subentra il vicepresidente, che però muore in un altro attacco terroristico, lasciando il posto al leader della Camera dei Rappresentanti. Che nel film è un uomo, e invece per una volta nella realtà sarebbe una donna: la democratica Nancy Pelosi, terza nella catena di comando. Poi c’è 24, serie cult sempre del genere fantapolitico andata in onda a partire dal 2001. Nella seconda stagione l’esecutivo invoca il 25° per rimuovere il presidente in carica, in dissenso con la sua reazione a una serie di attentati terroristici. Marcia indietro quando si scopre che la reazione era quella giusta. Però nell’ultima stagione il presidente finisce in coma dopo un attentato fallito, e quale migliore ragione per sostituirlo?
Infine, West Wing, altra serie stracult, scritta da Aaron Sorkin: amministrazione democratica, presidente, Josiah Bartlet (Martin Sheen), idealista e di ferrei principi etici e morali. Nella seconda stagione viene ferito in un attentato. Il vice presidente è pronto a diventare comandante in capo ma il capo dello staff ha dubbi di interpretazione costituzionale. Nella quarta stagione la figlia di Bartlet viene rapita da terroristi islamici e lui, tormentato dalla scelta fra presidenza e famiglia, si autodepone.