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 2020  ottobre 04 Domenica calendario

Quel che la Steaua racconta sul calcio che ci aspetta

C’è una storia esemplare del calcio e della vita che ci aspettano. La racconta la Steaua Bucarest, o quel che ne resta. Il suo passato è glorioso. Nel 1986 vinse la coppa dei campioni, battendo in finale il Barcellona. I piccoli eroi ricevettero in dono dal regime una moto assemblata con pezzi di ricambio, che rivendettero in segreto. Il portiere para-rigori, Duckadam, ebbe un’auto dal Real Madrid, non la consegnò e si disse che gli spezzarono le mani, ma anni dopo lui smentì e divenne perfino presidente della Steaua, finché l’esercito si riprese il marchio. Ora si chiama, per chi vuole pronunciarlo: FCSB. Era stata ammessa ai preliminari di Europa League. Le sue due ultime partite sono state memorabili. Al secondo turno affronta in trasferta i serbi del Backa Topola. Ha 9 giocatori fuori per covid, tra cui 2 portieri. Ne rimangono comunque abbastanza per schierare una formazione, che va subito sotto 0 a 2. Poi quelli di Topola si fanno espellere, uno poi due, consentendo la rimonta. Il risultato rimane in equilibrio perché nella porta rumena, anziché Duckadam, c’è soltanto Ducan, 19 anni, un ragazzo dai margini di miglioramento pressoché infiniti. Le immagini su YouTube rendono la Gialappa’s un esubero. Ai supplementari: 6 a 6. Ai rigori, l’impossibile: parata decisiva di Ducan. E via al terzo turno. I contagiati in rosa salgono a 13. Restano a disposizione appena 9 giocatori di movimento, più i “portieri”. Non c’è modo di affrontare, benché in casa, lo Slovan Liberec. Invece sì. Vengono fatti tre acquisti all’ultimo minuto, probabilmente on line, con la consegna rapida. Due sono prestiti gratuiti, uno è uno svincolato pronto a chiedere il reddito di cittadinanza. Nessuno ha mai giocato difensore. Perdono 2 a 0.La sera stessa i due prestiti vengono restituiti al mittente.
Sarebbe paradossale, se non fosse quello a cui ci si sta avviando anche in Italia, quando una squadra avrà consumato il suo jolly. E così altrove, secondo le regole Uefa o le deroghe che ciascuno si sarà dato. È vero che lo spettacolo è continuato in condizioni peggiori e ci sono stati, perfino, campionati di guerra, ma si tratta di saper giocare col fuoco.
Va bene ricominciare, ma se tutti prevedono pioggia, stendete i teloni. Se una seconda ondata, quale che ne sia la forza, era scontata, perché lasciare tutto immutato con le stesse formule che richiedono un numero estenuante di partite, i gironi preliminari, le trasferte a rischio, la coppa del nonno e addirittura le amichevoli? Neanche troppo nascostamente ciascuno punta a giocare contro una “Steaua” a pezzi e a rinviare per un proprio raffreddore. Sono Pazzi Questi Rumeni. Gli altri fanno finta di essere sani.